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I mercenari. The Expendables

Regia di Sylvester Stallone vedi scheda film

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La recensione su I mercenari. The Expendables

di mc 5
8 stelle

Il genere action ha una propria nobiltà e una propria dignitosa fisionomia e, così come l'horror, non dovrebbe subire le discriminazioni di cui è fatto oggetto spesso da parte di certa critica pregiudizialmente avversa. Come tra qualche riga riferirò, infatti, anche nel nostro caso non sono mancate critiche animate dal pregiudizio negativo. Non che io ami comunque il genere in tutte le sue varianti, anzi opererei una distinzione a monte. L'action puro, quello che dà libero sfogo alla fantasia degli autori, mettendo in scena l'esuberanza fisica dei protagonisti, è quello che preferisco. Ed è qui che la fisicità prende il sopravvento, e a prevalere sono inseguimenti, combattimenti corpo a corpo, sparatorie e quant'altro. L'importante è che lo sfondo sia classico e riconoscibile (spionaggio internazionale, sfide tra gang rivali, polizia che insegue criminali) e che i collegamenti con la realtà sociale e politica non siano pretestuosi, ambigui o furbetti. Chiaro che mi sto riferenedo ad un sottofilone piuttosto fortunato e da sempre molto frequentato da cineasti di ogni paese, quello denominato "revenge movie " o anche "vengeance movie". Sì, perchè in tale ambito può accadere che cineasti scaltri possano acchiappare il consenso del pubblico ricorrendo ad espedienti demagogici e ruffiani di grossolano stampo ideologico reazionario. Per fortuna questo non è il caso de "I mercenari" che rientra nella tradizione del più puro ed incontaminato action movie. Quell'action che ha peraltro una sua vocazione a perseguire un risultato non disprezzabile, il famoso "staccare la spina" (o anche"staccare il cervello"), necessità psicofisica che investe ciclicamente (inutile negarlo) ognuno di noi, anche i cinefili più ortodossi e rigorosi. Questo film, per chi è amante del genere, è un'autentica liberazione. Un concentrato delle migliori energie e fantasie ricorrenti nell'universo del cinema d'azione. Stallone come regista ha realizzato una sorta di "Madre di tutti gli action", dotandosi di un montaggio serrato che neutralizza ogni rischio di noia, e soprattutto di sequenze di scontri e combattimenti magistralmente coreografati...e questo è importante se pensiamo a certi registi che dirigono le scene di scontro in modo talmente concitato da renderne la percezione troppo caotica e talvolta confusa ai limiti della comprensibilità. Mi sembra superfluo chiarire che non stiamo parlando di un capolavoro, ma comunque di un popcorn-action (dunque puro intrattenimento) diretto con tecnica e stile determinati a produrre risultati di formidabili efficacia e divertimento. Un prodotto, insomma, di "gran lusso", nel senso di coniugare godibilità e ottimo senso "spettacolare". Prima di entrare nel vivo, solo un riferimento a una polemica di basso profilo che richiama proprio quell'atteggiamento pregiudiziale cui accennavo all'inizio. Con l'aggiunta di una componente paradossale (se non grottesca) data dal fatto che qui si parla di una recensione (stroncatura) ad opera non di un critico ma bensì di un giornalista politico come Curzio Maltese, peraltro professionista brillante e di indiscusso valore, quando però fa il suo mestiere (che, per inciso, non è quello di cine-critico). Dalle pagine di "Repubblica" Maltese ha riversato su Stallone e sul suo film una caterva di osservazioni demolitorie mosse da posizioni al limite dell'deologico di una banalità sconfortante. Maltese ha commesso un errore di fondo. Se uno si pone, infatti, di fronte a questo film deciso a smontarlo su un piano (come dire) realistico-sociale è chiaro che si delinea idealmente a caratteri cubitali una gigantesca scritta luminosa: "Americanata". Ma se si poggia il giudizio critico su questa base allora, scusate, ma l'aspetto visionario (fantastico, infantile, curioso, incredibile, sognante) del Cinema va a priori a farsi benedire. E il bello di questo film sta proprio nel vederlo liberandosi da orpelli ideologici e da zavorre intellettuali. Mi spiace dirlo, ma Maltese (di cui comunque condivido puntualmente i commenti politici) stavolta ha toppato. A parte il fatto (ma "Repubblica" su questo punto è recidiva) che bisognerebbe piantarla col vezzo di far scrivere di Cinema a chi (scusate l'espressione banale) non è "del ramo". Come dicevo prima (e lo ribadisco) il film dal punto di vista della rappresentazione-action non fa una piega, anche se va da sè che per gustare questo genere di film di pura evasione muscolare, bisogna pagare lo scotto di soprassedere a situazioni improbabili e soprattutto sorvolare sul tenore palesemente ridicolo di certi dialoghi. Ma chi decide di vedere un film come questo, tutto ciò lo mette in cantiere già prima di partire da casa. Grande spazio al commento sonoro, decisamente esaltante per chi ama il grande rock'n'roll. Su tutti brilla l'astro di quel gruppo leggendario che furono i Creedence Clearwater Revival dell'immenso John Fogerty. Ma anche i formidabili Mountain di West e Pappalardi. E poi i Thin Lizzy, che contribuiscono ad eccitare gli animi quando, a commentare le immagini "giuste" parte la loro "The boys are back in town". E veniamo al sodo. Parliamo di un cast (stavolta davvero) "stellare". Un All Stars Show che fa scintille. Non era facile -suppongo- mettere assieme questa "nazionale" dell'action. E immagino, con tante primedonne, non sia stato facile distribuire spazi e ruoli senza incappare in gelosie professionali. Ma tant'è. Stallone c'è riuscito (anche se rimane l'ombra del rifiuto di Steven Seagal e di Van Damme). Detto che Schwarzenegger e Willis svolgono entrambi funzioni di cameo, tutti gli altri sono in formissima; da Dolph Lundgren ad un dolente e disincantato Mickey Rourke. Per quanto concerne Stallone come regista funziona e come attore, beh, i suoi limiti (evidenti) non è che li conosciamo solo ora, così come scopriamo l'acqua calda se affermiamo che è imbolsito da paura. E per ultimi ho tenuto i miei due favoriti. Jet Li mi è sempre stato simpatico, lo trovo geniale, anche se qui si ritaglia uno spazio tutto sommato minore rispetto ai colleghi. E infine quel "marcantonio" di Jason Statham, a mio avviso attualmente il "re" del genere action. A me piace ricordarlo in particolare come magnifico protagonista del cult "Death Race". Discreto attore ma soprattutto autorevole, incisivo e...gran figo. Evasione. Intrattenimento. Azione. Spettacolo. Se ci accontentiamo e non facciamo gli schizzinosi, divertimento garantito.
Voto: 7/8

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