Regia di Stefano Reali vedi scheda film
Un veterinario che ha fatto successo negli Stati Uniti torna in tutta fretta al paesello di origine: il suo amico è morto in un incendio, nel quale è rimasto gravemente ferito un cavallo. Il bambino dell’amico è disperato e al bravo veterinario non rimane che fare il miracolo…
Modestissima fiaba contemporanea, Al di là del lago è un prodottino di stampo evidentemente televisivo – e per forma, e per contenuti – che lascia il tempo che trova, andando a braccia aperte incontro al più vasto pubblico domestico con una storia semplice e sufficientemente densa di emozioni, per quanto telefonate esse siano, destinata a sfociare nel più patetico (cioè colmo di pathos) dei lieto fine. Con protagonisti non certo eccellenti del calibro di Kaspar Capparoni, Gioia Spaziani, Brando Pacitto, Anna Safroncik e con la partecipazione in ruoli marginali del doppiatore/attore Pino Ammendola e di Giovanna Ralli, il film sa di potersi giocare una sola carta e su quella fa per l’appunto cieco affidamento: il melodramma, nel bene (la coesione della trama, l’avvicendarsi di scene madri) e nel male (la scarsa concretezza della storia, i sentimenti facilotti). Confezione approssimativa, da piccolo schermo insomma, che si affianca a dialoghi che ben poco hanno di verosimile e attori claudicanti, con una regia elementare. Se dietro la macchina da presa c’è Stefano Reali, già da lungo tempo impegnato in lavori per la tv, per la sceneggiatura garantisce la firma dell’altrettanto esperta di fiction Roberta Colombo; tale sarà il successo che Canale 5 trasmetterà l’anno seguente la serie televisiva ispirata ad Al di là del lago: omonima e suddivisa in 11 puntate. 2,5/10.
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