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La monaca nel peccato

Regia di Joe D'Amato vedi scheda film

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La recensione su La monaca nel peccato

di mm40
3 stelle

Un uomo potente violenta la figlia e la fa poi rinchiudere in convento; qui la disperata ragazza riceve la morbosa accoglienza di un branco di suore ninfomani.

Lavorerà con Fellini, Monicelli, Chabrol, Risi e tanti altri; ma qui Eva Grimaldi è solo la venticinquenne Milva Perinoni, qualche esperienza televisiva alle spalle e un’inarrestabile voglia di sfondare sul grande schermo. Ecco che Aristide Massaccesi – meglio noto come Joe D’Amato, Maestro del porno soft e dell’hardcore vero e proprio – la sceglie come protagonista per questa riduzione cinematografica del romanzo La religieuse di Denis Diderot, consegnandola a una futura carriera di successi. Già dal titolo palesemente pruriginoso, orientato al pubblico delle sale di provincia più buie e, diciamo così, distratte, si capisce però che l’esordio dell’attrice nel cinema non sarà un’opera d’arte memorabile: La monaca nel peccato è infatti una pellicola che, con una sceneggiatura di Antonio Bonifacio e Daniele Stroppa, sfrutta l’origine letteraria del suo soggetto per mettere in scena una lunga sequela di scenette erotiche più o meno spinte, ma che comunque mai sfociano nelle luci rosse. Se la trama è piuttosto approssimativa, si può comunque rilevare che l’occhio di Massaccesi, che come di consueto cura anche fotografia e montaggio del lavoro, sa sempre come muoversi, e non solo per creare la tensione erotica necessaria al prodotto. Al di là del mestiere di D’Amato, che dietro la macchina da presa si fa accreditare sui titoli di testa con l’ennesimo pseudonimo dei suoi, ossia Dario Donati, ben poco rimane da ricordare di questa pellicola, che vede anche le partecipazioni di Karin Well, Aldina Martano, Gilda Germano e di Gabriele Tinti, in un ruolo quantitativamente minore. Inutile qualsiasi tentativo di paragone con Suzanne Simonin, la religiosa (1966) di Jacques Rivette. 3/10.

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