Regia di Efim Dzigam vedi scheda film
La rivoluzione in piccolo. Due anni dopo la cacciata degli zar da Pietroburgo, la comunità dei marinai e degli operai di un porto sovietico sul Baltico è una democrazia in miniatura, priva di organi ufficiali, però affiatata, ed una unità militare, male equipaggiata, però orgogliosa e ben determinata. Questo Dzigam è un Ejzenstejn che alle folle oceaniche sostituisce i crocchi di paese e, anziché calcare retoricamente la mano sulla forza della massa, preferisce porre in primo piano la debolezza e l'incertezza del singolo di fronte alla battaglia. La rivoluzione qui non è una necessità storica portata avanti dal popolo, bensì una fede che anima lo spirito dell'individuo e lo spinge ad un coraggioso impegno. I marinai di Kronstadt non sono eroi, né antieroi, bensì eroi per caso, dai contorni sfumati: non icone di un'ideologia, bensì esseri umani che marciano verso il nemico con, al seguito, un'anziana madre, una giovane donna, la prole e una chitarra. Il loro sacrificio non ha nulla di teatrale e non fa leggenda, però è un agghiacciante esempio da cui trarre ispirazione. "Noi di Kronstadt" è un'opera di chiaro stampo leninista, che, anziché la consueta propaganda, propone un'insolita testimonianza, per altro spennellata di ironia; e, al posto dei noti proclami politici, un solo, semplice motto: resistere, resistere, resistere.
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