Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Si parte dall’assunto di Vandana Shiva secondo cui il corpo obeso del bambino occidentale e lo scheletro di quello Africano sono il prodotto dello stesso sistema alimentare
Con l’aiuto di Zaccaro e di Piavoli il regista spiega i motivi del progetto di sensibilizzazione nei confronti della politica e dell’economia del cibo e l’importanza della tutela e del rispetto per il lavoro della terra.
Per farlo ci porta a Dehradun (regione Uttaranchal, Nord dell’India) per esempio, dove una troupe si occupa delle riprese della raccolta del riso, nei pressi della fattoria di Vandana Shiva. Qui sono custoditi i semi del riso tramandati di generazione in generazione.
Voliamo poi alle isole Svalbard (Nord della Novergia) dove una troupe si reca per filmare l’inaugurazione della straordinaria Banca Mondiale dei Semi, siglata dal presidente dell’Unione Europea Josè Manuel Barroso.
Ci viene poi raccontata l’incredibile storia dell’ uomo che ha vissuto per più di quarant’anni in uno stesso luogo con i frutti della sua terra.
Un film importante quello di Olmi, un attacco al sistema economico attuale, che implica l’inquinamento dell’ambiente, che non tiene conto delle esigenze dei lavoratori e sfrutta l’opera dei contadini per guadagnarci.
Chiude il documentario un corto (di Piavoli) che è un piccolo poema lirico su un contadino (di quelli come li vuole Olmi) della valle dell’Adige che progetta e si costruisce un orto tutto da sé, stagione dopo stagione. Un vero inno alla Natura e all’armonia che puo’ esserci tra l’uomo e la natura e che deve tornare ad esserci se non vogliamo la fine della nostra Generosa Terra e l’esaurimento delle sue risorse.
Nel complesso il film è interessante, ma sarebbe stato più incisivo senza quella retorica di troppo che ultimamente accompagna taluni film di Olmi che diventa un po’ troppo celebrativo nei confronti di un certo modo di vivere legato al mondo contadino.
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