Regia di Tanio Boccia vedi scheda film
Nel 1964, anno in cui esce questa pellicola, di Maciste ne erano già stati prodotti parecchi; il filone mitologico contava ormai svariate decine di titoli, peraltro tutti molto simili e affiliati fra loro in presunte saghe (quella di Ercole, quella di Sansone, quella appunto di Maciste e via dicendo) che in realtà non vedevano alcun elemento di raccordo logico fra un film e l'altro. Questo Maciste non è l'eroe della mitologia che si vorrebbe, si ritrova in un contesto spaziotemporale decisamente bizzarro e il suo vero nome non è neppure questo: viene così soprannominato, infatti, in virtù dei poderosi muscoloni, ma sfoggia comunque forza fisica e virtù morali al pari dei suoi predecessori e compagni di avventure. Tanio Boccia è il vero nome di Amerigo Anton: un mestierante di terza categoria che ebbe la fortuna di riuscire a lavorare nei floridi anni Sessanta nostrani fra azione, sandaloni e spaghetti western, sempre mantenendo un bassissimo profilo registico e produttivo; peraltro, in fatto di situazioni improbabili, aveva già girato un Sansone contro i pirati (1963). Kirk Morris - già pluri-interprete di Maciste - è il nerboruto protagonista; al suo fianco non manca qualche nome più o meno noto: Ombretta Colli, Massimo Serato, Gloria Milland, Attilio Dottesio. La sceneggiatura del regista, di Alberto De Rossi e di Mario Moroni (autore unico del soggetto) è superficiale e prevedibile, per giunta non riuscendo a mantenere più di tanto alto il ritmo, caratteristica di punta di questo genere di prodotti e prodottini. Le musiche sono ciò che di meglio rimane dell'opera: sono firmate da Carlo Rustichelli. 2/10.
Un energumeno viene ritrovato in una grotta; portato immediatamente allo zar, viene battezzato Maciste e sfruttato per mantenere l'ordine nel regno.
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