Regia di Gian Paolo Cugno vedi scheda film
Romanzo di formazione piuttosto sgraziato, questo La bella società, opera seconda di Gian Paolo Cugno che riparte esattamente, lui siracusano, da dove era rimasto con l'esordio di Salvatore - Questa è la vita (2006): adolescenza e Sicilia. Sgraziato nel furente susseguirsi di flashback e flashforward che disorienta lo spettatore e sbriciola la logica narrativa, ma anche nella mancanza totale di direzione degli attori, spesso allo sbando anche nel caso dei nomi più noti, e nell'altrettanto pericolante costruzione di inquadrature e movimenti di macchina 'arditi'. Nomi noti nel cast, sì, e nemmeno pochi: da Raoul Bova a Maria Grazia Cucinotta, da Enrico Lo Verso a Giancarlo Giannini, passando per la gloriosa coppia (non solo sul set) formata da Franco Interlenghi e Antonella Lualdi. Ci si aspettava sicuramente di più, dato lo schieramento di interpreti di richiamo e di valore, e data anche l'ambiziosa storia (sceneggiatura del regista e di Paolo Di Reda con la collaborazione di Chiara Giordano); invece ciò che rimane di positivo - al di là di una trama pasticciata e di una regia traballante - sono solo l'intensa fotografia di Giancarlo Ferrando e le curate scenografie di Paolo Innocenzi. Musiche smielate di Paolo Vivaldi, non per questo d'altronde fuori luogo. 4/10.
Due ragazzini siciliani crescono negli anni '60 con una madre molto bella e contesa; inavvertitamente causano la morte dell'amante di lei, in un incidente che provoca una seria malattia agli occhi di uno dei due. Anni dopo i fratelli, cresciuti, vanno a Torino per consultare uno specialista della vista e qui sono testimoni di un omicidio in pubblico.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta