Regia di Gian Paolo Cugno vedi scheda film
Cugno con "La bella società" tenta l' affresco corale - nazionale ma frana miseramente in un pasticcio nostrano senza nerbo e a tratti imbarazzante. Tanto pretenzioso quanto superficiale nel mettere troppa carne al fuoco senza saperla gestire, la pellicola narra la crescita di due fratelli fra gli anni '60 e '80 attraversando l' Italia dalla Sicilia al Piemonte. Non si tratta però di un racconto di formazione, il regista esordiente è costantemente indeciso sul registro da tenere e divaga in continuazione mettendo insieme un vero ricettacolo di situazioni e contesti limite senza che siano minimamente amalgamati fra di loro. Le speranze della provincia, un' infanzia difficile, un misterioso delitto, il terrorismo rosso, guarigioni miracolose ed intrallazzi amorosi senza consistenza si alternano senza sosta in un film dalla regia debole che vorrebbe guardare a Tornatore ma senza averne i virtuosismi tecnici e formali. Da dimenticare anche la prova del cast con una coppia di protagonisti troppo esagitati (Coco e Bocci) ed uno stuolo di comprimari a briglia sciolta che non fanno altro che danni a partire dagli improbabili Raoul Bova e Maria Grazia Cucinotta qui impegnati in uno dei picchi più bassi della loro già poco entusiasmante carriera.
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