Regia di Gian Paolo Cugno vedi scheda film
Più che un film La bella società è un effetto collaterale.Di quell' amarcord agli arancini di riso che è Baaria.E si inserisce nel filone della memoria tanto caro a Tornatore ma anche a tanti altri registi italiani.La cosa che mi ha colpito di più di questo film che rappresenta l'opera seconda di Gian Paolo Cugno dopo Salvatore-Questa è la vita del 2006 è la presunzione che lo anima.Magniloquenti carrelli all'indietro,quella patinatura nella fotografia che fa tanto fico in certi ambienti più salottieri che cinematografici,citazioni a mani basse per una pellicola che cerca di essere un sunto dell'Italia dagli anni '60 in avanti ma si rivela essere solo un frettoloso bignamino.Un riassuntino scopiazzato qua e là con l'aggravante dell'eccessiva confidenza nei propri mezzi(oggi mi va di usare eufemismi).I personaggi col passare dei minuti diventano macchiette incolori e l'Italia che si vede sullo sfondo è amorfa,totalmente inconsistente,irreale.Gli attori sono lasciati totalmente allo stato brado per come escono spesso e volentieri dallo spartito(soprattutto i due protagonisti che sembrano animati da ingiustificato furore non tenuto a bada dal regista).Numerose comparsate illustri da Giannini che fa il farmacista di buon cuore, a Bova seduttore che tiene alla parola data,alla Cucinotta che ha anche prodotto questo film(e che gli ha garantito una distribuzione almeno discreta).Si sentiva proprio la mancanza di una scena imbarazzante di passione tra Bova e la Cucinotta che rievocano Il postino suona sempre due volte di Rafelson e nel frattempo distruggono le suppellettili?
regia magniloquente:troppo
particina
dolente
gli manca sempre qualcosa
eccessivo
per una volta è molto misurato
inutile
anche lui pleonastico
caricato a pallettoni
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