Giuseppe e Giorgio (David Coco e Marco Bocci) sono due fratelli siciliani che si recano a Torino perché uno di loro deve essere operato agli occhi. Nel capoluogo piemontese conoscono una donna, coinvolta nell’assassinio di un dirigente della Fiat da parte di una banda di terroristi. Sullo sfondo l'Italia nel ventennio compreso tra gli anni '60 e '80 del '900, con tutto il loro carico di trasformazioni e pulsioni sociali, anche violente.
Note
Cugno, ispirato a suo dire dalla tragedia greca, la restituisce con un affresco storico corale sgraziato se non imbarazzante, affidato quasi esclusivamente a una colonna sonora altrettanto stonata e a un cast noto ma mai così deludente. Ci vuol ben altro per permettersi il lusso di pensare in grande.
Cugno con "La bella società" tenta l' affresco corale - nazionale ma frana miseramente in un pasticcio nostrano senza nerbo e a tratti imbarazzante. Tanto pretenzioso quanto superficiale nel mettere troppa carne al fuoco senza saperla gestire, la pellicola narra la crescita di due fratelli fra gli anni '60 e '80 attraversando l' Italia dalla Sicilia al Piemonte. Non si tratta però… leggi tutto
Romanzo di formazione piuttosto sgraziato, questo La bella società, opera seconda di Gian Paolo Cugno che riparte esattamente, lui siracusano, da dove era rimasto con l'esordio di Salvatore - Questa è la vita (2006): adolescenza e Sicilia. Sgraziato nel furente susseguirsi di flashback e flashforward che disorienta lo spettatore e sbriciola la logica narrativa, ma anche nella mancanza totale…
Cugno con "La bella società" tenta l' affresco corale - nazionale ma frana miseramente in un pasticcio nostrano senza nerbo e a tratti imbarazzante. Tanto pretenzioso quanto superficiale nel mettere troppa carne al fuoco senza saperla gestire, la pellicola narra la crescita di due fratelli fra gli anni '60 e '80 attraversando l' Italia dalla Sicilia al Piemonte. Non si tratta però…
Più che un film La bella società è un effetto collaterale.Di quell' amarcord agli arancini di riso che è Baaria.E si inserisce nel filone della memoria tanto caro a Tornatore ma anche a tanti altri registi italiani.La cosa che mi ha colpito di più di questo film che rappresenta l'opera seconda di Gian Paolo Cugno dopo Salvatore-Questa è la vita del 2006…
Il film mescola molti temi senza riuscire ad approfondirne nessuno, tanto che lo spettatore non riesce ad essere coinvolto. Tutto infatti è narrato con superficilità, e di conseguenza sia i dialoghi che il rapporto tra i vari personaggi perde di senso. In alcuni momenti il film sembra una fiction riuscita male.
Per il suo esordio Giampaolo Cugno ha voluto proporre,come sfondo alla vicenda di due fratelli siciliani che attraversano,come tanti loro conterranei all'epoca,l'Italia,fino a Torino,per fare operare agli occhi uno dei due che rimase ferito da bambino in un incidente forse non del tutto tale,momenti topici della nostra Storia recente.Prodotto da Maria Grazia Cucinotta,che ha per sè…
Ci sono delle realtà cinematografiche, spesso sconosciute alla massa, che a causa di intoppi burocratici rischiano di veder collassare il proprio… segue
Visivamente splendido quanto imbarazzante a livello di storia e di sceneggiatura. Promette benissimo nella prima mezz'ora con tutti i colori e le passioni tipiche del sud, poi si perde in un calderone di intrecci e di scene inutilmente drammatiche e di cui si poteva fare a meno. L'uccisione del dirigente FIAT? La segretaria in paranoia per mezz'ora di film? Bocci che urla "NON CI VEDOOOOOO"…
Che il ritorno alle origini, le proprie, sia ultimamente la strada più battuta dagli autori nostrani, ce n’eravamo già accorti con Baària di Tornatore e L’uomo nero di Rubini. Il che non necessariamente assume una valenza negativa (quella, cioè, di non saper guardare al di là del proprio naso), ma anzi può rappresentare lo step giusto da cui partire. Deve aver pensato questo,…
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