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Nel paese delle creature selvagge

Regia di Spike Jonze vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Nel paese delle creature selvagge

di zombi
8 stelle

quando si è grandi non ci si sta bene, e quando si è piccoli se è possibile forse è anche più dura, però a differenza dei grandi i più piccini hanno una risorsa, la fantasia. evadere dal mondo che ci sembra ingiusto e che ci opprime stimola la mente naturalmente nei più piccoli, mentre invece nei grandi più facilmente disillusi da una realtà  prepotente e pressante che grava le nostre menti con problemi mostruosi quali le bollette o perchè no data la crisi, la mancanza di un lavoro, l'evasione va ricercata forse con l'ausilio chimico di sostanze più o meno illegali. max(records)fa i capricci con la madre e viene spedito a letto senza cena, ma fugge di casa e dopo aver navigato su di un oceano che mi ha ricordato il turbolento viaggio all'interno di una bottiglietta dell'alice di walt disney, approda in una terra abitata da un manipolo di creature selvagge e fantasiose che parlano la sua lingua. l'ingresso del ragazzino in quel mondo che non sembra aver altri abitanti se non quegli enormi pupazzoni parlanti è un pò come l'ingresso di esploratori all'interno di una tomba rimasta chiusa per millenni. inquina. i vari personaggi elaborati dalla mente di max sono una seduta mentale psicanalitica finalizzata ad una sana realizzazione di sè e soprattutto del suo rapporto con la madre(una sempre bella particapazione di catherine keener)a cui spike jonze riesce dare una primitiva realtà grazie alla naturalistica e splendente fotografia di lance acord e anche alle onnipresenti, a volte fastidiose, ma alla fine necessarie musiche di carte burwell e karen o. l'operazione è vincente perchè è riuscito il viaggio mentale del regista bambino. un mondo naturale intatto illuminato di una luce primaverile, primigenia, un pò anni settanta, la luce limpida della primavera che sfocia nelle vacanze estive di un ragazzino che sa che avrà tre mesi per giocare e divertirsi. ma anche un mondo con dei pupazzi improponibili, creati ad hoc dalla fantasia di un ragazzino che ha mescolato razze e specie o ne ha inventate di sana pianta come forse solo un ragazzino può fare o un adulto rimasto tale. un mondo giocoso di musiche in cui voci urlanti accompagnano il vagabondare di personaggi che cercano di mettere ordine nella testa di un bambino che ha morso la madre ed è scappatp impaurito da ciò che ha fatto. spike jonze vince e crea un mondo incantevole ma non fatato, uguale a quello che un ragazzino crea nella propria stanza sotto una tenda formata dalle coperte dove si rifugia e dorme circondato dai suoi pupazzi. bella quella scena/sensazione in cui le creature selvagge si dormono letteralmente l'uno addosso all'altro per sentirsi e scivolare tranquilli nel sonno. una sensazione che inevitabilmente appartiene ad un mondo che svanisce con gli anni, ma che si ricorda con infinita nostalgia. 

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