Regia di Lars von Trier vedi scheda film
I clamori scandalistici ancora una volta erano gonfiati, e non per colpa dell'autore, ma chiaramente (come da regola) dagli starnazzamenti di pubblico, critici e giornalisti, più attenti alle impressioni esteriori (di indubitabile impatto, ma nemmeno esasperate nel tempo) che ai moti dell'interiorità nostra e del film.
Anch'io mi sarei aspettato un gran delirio stilisticamente aggressivo, ma von Trier sceglie un andamento moderato con improvvisi "sforzati" e una macrostruttura tripartita, il cui nucleo è evidentemente l'immersione nella natura di un Eden capovolto, minaccioso, come invertite sono le scarpe calzate dal figlio dei protagonisti (e ricordiamo che Satana è l'opposto per antonomasia). Come già detto da alcuni, le tematiche (natura matrigna, binomi uomo/donna, eros/thanatos, scienza/inconscio) non sono nuove, ma anche questo a mio avviso non è un problema, e nonostante la visionarietà di von Trier non sia quella per esempio di un Lynch (citato da alcuni a sproposito), il regista danese sa creare immagini che si imprimono nella memoria, come l'amplesso alle radici di un albero con intorno disseminate membra umane, o lo sdraiarsi della Gainsbourg sull'erba, l'attraversare un ponticello immerso in una onirica oscurità, il rivelarsi dello spirito floreale e faunistico (dove risulta molto impressionante anche l'intervento della volpe, le cui poche parole pronunciate e i movimenti al ralenti non sminuiscono il senso di abnorme apertura verso l'ignoto).
Vari sono stati gli accostamenti cinematografici, ma personalmente vedo riferimenti a due film in particolare: uno è Stalker di A. Tarkowsky, l'altro Luna nera di L. Malle. Il primo regista è guarda caso omaggiato esplicitamente nei titoli di coda: viene capovolta anche la funzione della Zona ideale (qui il bosco), che diventa appunto negativa; l'Eden è un luogo di un'altra dimensione interiore, dove la scienza anche qui perde le tracce del percorso logico e nel suo "progredire" rivela le sue contraddizioni, i suoi nuovi dilemmi e l'incapacità di fondo di saper dare Felicità all'uomo. In von Trier però anche la natura non pare poter dare una soluzione benefica, se non forse a carissimo prezzo e magari solo apparente o momentanea.
In Luna nera c'è pure il contrasto tra maschi e femmine, con tanto di guerra civile. La protagonista scappa in un bosco e capita in una fattoria dove avvengono strane situazioni, un unicorno parla, le piante si lamentano, una vecchia ammalata regredisce psicologicamente allo stato di bambina che si fa allattare dalla ragazza madre. Affinità di pura coincidenza?
Profondo e angoscioso.
La stupenda aria di Georg Friedrich Handel dall'opera Rinaldo apre emozioni ben in sintonia con le sequenze in bianco e nero.
Stupende sperimentazioni elettroniche basate su suoni naturali elaborati.
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