Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film
Russia, inizio del Novecento. Hanne, di famiglia ebrea, si ritrova fin da bambina a dover combattere l'antisemitismo che si espande indisturbato nella nazione; una volta cresciuta, complice anche un matrimonio imposto cui vuole sottrarsi, fugge a San Pietroburgo dal fratello Jakow, che nel frattempo è divenuto cristiano e ha aderito al movimento rivoluzionario.
Quarto lungometraggio del danese Carl Theodor Dreyer, girato in terra (e con produzione) tedesca; anche questa pellicola, come quella del ben più noto La passione di Giovanna d'Arco (1928) attraversò disparate vicissitudini fra cui un lungo periodo (ultradecennale) in cui venne creduta definitivamente perduta. Ritrovata casualmente nel 1961, Gli stigmatizzati (o I segnati, titolo alternativo italiano, anche se letteralmente la traduzione sarebbe La stigmatizzata o La segnata) non ha avuto poi una circolazione degna del nome del suo autore, tanto che perfino oggi risulta di ardua reperibilità. Tratto da un romanzo di Aage Madelung con una sceneggiatura dello stesso regista, Gli stigmatizzati è diretto discendente del precedente Pagine dal libro di Satana (1920), nel quale Dreyer scimmiottava Intolerance di D. W Griffith (1916) raccontando il Male dell'umanità attraverso le ere storiche; in questo caso il film si sofferma sui giorni nostri (o meglio, suoi) e descrive l'antisemitismo che si propagava indisturbato nella Russia di inizio Novecento, Paese fervente di idee rivoluzionarie e di voglia di cambiamento: sembrerebbe quasi una profezia di quanto sta per accadere nella nazione stessa in cui il lavoro viene girato. Alcuni momenti di mestiere o addirittura di scarso appeal (la morte del padre, sequenza invecchiata precocemente: somiglia quasi a una comica dei tempi, piuttosto che alla scena tragica che dovrebbe rappresentare) sono compensati da attimi folgoranti, come tutta la parte 'scolastica' descritta all'inizio della pellicola; particolarmente impressionante è il momento in cui la piccola Hanne viene costretta a inginocchiarsi per pregare: esteticamente impressionante, ma anche per ciò che le immagini non dicono direttamente, ma lasciano trasparire a tutti gli effetti (la violenza dell'educazione cristiana, in buona sostanza). Per quanto si tratti di un'opera considerata minore per Dreyer - e scorrendo i titoli della sua non folta filmografia si può intuire facilmente perchè - Gli stigmatizzati è comunque un prodotto di sufficiente valore formale e contenutistico. 6/10.
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