Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Quella di Macbeth è una Scozia rurale, grigia e dolente; e proprio il dolore è il vero protagonista di questo lavoro, egregiamente tratto da Shakespeare senza particolari sbavature o 'protagonismi' in sceneggiatura (Polanski e Tynan). Il regista è fresco vedovo ed il trauma dell'assassinio della Tate (e del figlio in arrivo) viene così combattuto mettendo in scena un'opera in cui la sofferenza, la violenza, il sangue sono al centro della scena dall'inizio alla fine, per una morale che parla chiaro alla coscienza di qualsiasi uomo: quale che sia la tua avventura sulla Terra, c'è un destino che parla per te. Nessuna sventura può essere evitata, il fato è irremovibile e tutto ciò che conviene fare è rassegnarsi. Film prodotto con buona disponibilità di mezzi e della durata non amichevole (quasi due ore e mezza), ma dalla costruzione narrativa solida e infatti, come si anticipava in apertura, ben aderente al testo d'origine. 7/10.
Tre streghe profetizzano a Macbeth e Banquo che il primo diverrà re, il secondo padre di un re. Macbeth assassina il re di Scozia nel sonno e compie la sua parte della profezia; Banquo fugge verso l'Irlanda con suo figlio, per non realizzare la seconda. Macbeth però li fa uccidere; il bambino riesce comunque a fuggire e, a distanza di qualche anno, ad avere la sua vendetta.
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