Regia di Lamberto Bava vedi scheda film
Buon sangue horror non mente
"Buon sangue horror non mente" si disse all'indomani dell'uscita nelle sale del film d'esordio di Lamberto Bava nella seconda metà dell'agosto del 1980.
Figlio di cotanto padre, anche il buon Lamberto scelse l'horror per inaugurare una carriera registica proseguita in prevalenza in ambito più televisivo che cinematografico.
Ambientato a New Orleans ma girato in buona parte nel nostro Paese oltre che ovviamente nei teatri di posa di Cinecittà, il film si ispira a un fatto di cronaca nera realmente accaduto negli Stati Uniti.
Jane Baker (Bernice Stegers) è una donna appartenente alla buona borghesia americana che tradisce il marito e sottrae tempo ai propri figli per incontrarsi con il suo amante (Roberto Posse) in un piccolo appartamento tenuto all'interno di una villa di proprietà di un ragazzo cieco (Stanko Molnar).
Lucy, figlia quattordicenne di Jane (Veronica Zinny), scopre il segreto della madre e le telefona all'appartamento. Per attirare la sua attenzione affoga il fratellino nella vasca da bagno, comunicando, sempre telefonicamente, la morte accidentale del piccolo. Jane, sconvolta, corre a casa accompagnata in auto dall'amante, che rimane decapitato in un terribile incidente, nel quale Jane rimane miracolosamente illesa.
Un anno dopo, la donna continua a frequentare l'appartamento nella villa del cieco per incontri immaginari con l'amante morto, del quale conserva la testa nel congelatore di un frigorifero da cucina. A completamento del suo delirio costruisce anche un altarino con fotografie ed effetti personali del defunto.
Nonostante un incipit di notevole impatto emotivo (l'annegamento del bambino, il pauroso incidente) e le numerose soluzioni macabre, il film procede stancamente soffermandosi soprattutto sulle effusioni amorose della matura Jane con l'amante ormai immaginario. Il tutto sino al tragico e agghiacciante finale, nel quale la pellicola, sia pure in parte, si riscatta.
Un risultato tutto sommato deludente per un prodotto che sembrava avere tutte le carte in regola per un esordio autoriale coi fiocchi: c'è un copione a firma di Antonio e Pupi Avati, con la collaborazione di Roberto Gandus, che privilegia atmosfere e personaggi, piuttosto che facili effettacci grandguignoleschi; c'è l'ottima fotografia di Franco Delli Colli; ci sono interpretazioni di risalto, ancorchè affidate a nomi poco noti al grande pubblico: l'inglese Bernice Stegers è una Jane perfetta nel suo ruolo di madre e amante egoista; opìma e quasi felliniana nel concedersi generosamente al suo amante prima e alla sua follia poi, sa trasfigurarsi in una feroce belva con equilibrata teatralità quando le viene distrutto il suo mondo virtuale; Veronica Zinny (figlia della più nota Victoria) nel ruolo di Lucy è una diabolica adolescente; mentre il croato Stanko Molnar, nonostante tratti somatici poco americani e un po' troppo slavi, è comunque credibile nelle vesti di un timido cieco segretamente innamorato di Jane.
L'esordiente Lamberto Bava, che si muoverà con maggiore disinvoltura in opere più smaccatamente commerciali, grazie a un solido mestiere acquisito nei tanti anni di aiuto-regia, offre una direzione curata e formalmente corretta ma purtroppo priva di quei guizzi necessari per trasformare un piccolo film in un'opera di culto, come del resto era accaduto per "Shock" (1977), ultima straordinaria pellicola del grande Mario.
Atmosfere coloniali e finto liberty da America inizio Novecento come solo a New Orleans possono esistere, ideali per fare da inquietante cornice alla vicenda, sono purtroppo stemperate per non dire annacquate dalla stucchevole colonna sonora di Ubaldo Continiello, anch'egli assai più a suo agio in altri campi come nell'erotico di grana grossa e nel porno.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta