Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Smarrito (definitivamente?) quel suo peculiare equilibrio fra commedia, tragedia e melodramma, Pedro, all’indomani di Tutto su mia madre, film nel quale, nonostante la sua riuscita, è possibile rintracciare il principio d’involuzione formale che lo affligge oggi, non è più riuscito a realizzare un film all’altezza di Il fiore del mio segreto. Con Legami! - e in particolare con Kika - il cinema almodovariano aveva già conosciuto battute d’arresto. Ma si trattava di eccessi di generosità. Gli abbracci spezzati, invece, è tutto calato nel segno di una poetica cimeteriale inerte che tenta di smarrirsi nei meandri di uno script pretestuoso. Tristemente autoreferenziale; proprio come il film perduto di Harry che cita Donne sull’orlo di una crisi di nervi. Né Cukor, né Wilder, né Hitchcock né tantomeno Sirk, Pedro rimpiange il passato vagheggiando l’arte con la maiuscola. Atteggiamento paradossale per un cineasta che ha trovato la sua peculiare classicità e dignità nel rifiuto di ogni nostalgia. Segno di un cinema che è diventato sistema smarrendo per strada le sue motivazioni poetiche, Gli abbracci spezzati è un film normativo che scimmiotta tristemente amori e furori che ormai sono solo un lontano ricordo.
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