Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Un incoercibile atto d'amore verso il cinema.E'questo l'ultimo film di Almodòvar.Un film che osa essere metacinematografico in tempi di popcorn movies usa e getta,che osa citare a piene mani i maestri del passato,che narra su piani temporali diversi con lo stile ormai maturo del suo autore.Infine è un atto d'amore verso un attrice (che il regista Mateo Blanco plasma e fa truccare come una novella Audrey Hepburn o come altre dive del passato) e verso il suo lavoro,un peana innalzato al ruolo della Protagonista della sua storia.Penelope Cruz viene adorata da Pedro e viene ricompensata con una parte bellissima.Il film è totalmente suo,gli altri sono solo dei comprimari,regista compreso.Eppure se uno conoscesse il cinema di Almodòvar partendo da questo film,sicuramente vedendo gli altri rimarrebbe quantomeno interdetto.Qui si citano grandi maestri e ci si cita amorevolmente(da Parla con lei a Volver terminando con il film nel film Ragazze e valigie che sembra una riedizione della totale libertà espressiva di Donne sull'orlo di una crisi di nervi) ma stavolta il formalismo è dietro l'angolo.Il regista spagnolo per la prima volta abdica da tutte le sue notazoni a margine e stravaganze,ci regala un film stratificato complesso ma non debordante come spesso gli è successo in passato.Un cinema che si richiama molto più agli stilemi dei maestri del melò rispetto al passato in cui queste influenze erano continuamente scavalcate e oscurate dagli eccessi delle storie raccontate dal buon Pedro.Il quale ha ormai raggiunto una maturità stilistica invidiabile e ha cominciato a guardarsi alle spalle.E'forse questo il senso de Gli abbracci spezzati:una riflesssione profonda sul senso del cinema ma soprattutto del proprio cinema,sulla verità raccontata dalla cinepresa(le immagini senza sonoro rubate dal giovane Martel che poi il padre si fa "doppiare" da una lettrice di labbra) sul cinema che non ha ragione di esistere senza divi e maestri(la pellicola girata da Mateo Blanco sfregiata dal produttore scegliendo i ciak meno riusciti e fatta uscire mentre Mateo e Lena sono in fuga nei bellissimi paesaggi lunari di Lanzarote).Certo non tutti i raccordi sono armoniosi,lo spettatore un po'meno smaliziato intuisce quasi subito quello che può essere successo(l'incidente che porta via Lena e lo strumento di lavoro del regista Mateo,la vista) e anche qualche snodo è beatamente ingenuo(il rapporto tra Mateo e la produttrice con annesso frutto del loro amore,oppure anche lo pseudonimo di Harry Caine scelto da Mateo è una metafora fin troppo facile).Ma in fondo sono difetti che possono essere tracurati.E quella frase finale sul film che bisogna portare a termine anche da ciechi può essere sicuramente letta come una frase riferita a se stesso e ai suoi problemi di salute.E'la seconda volta ultimamente che mi accade di vedere film che lasciano messaggi come questo,perchè questo messaggio lasciato sul finale da Pedro è assimilabile al "Questo potrebbe essere il mio capolavoro" con cui si chiudeva Inglorious Basterds....questo non è il capolavoro di Almodòvar ma da lui è impossibile essere traditi.O quasi....
oramai ha uno stile perfettamente riconoscibile
viene truccata come le dive del passato.E lei sorride felice
fastidioso
molto brava
breve apparizione ma molto intensa
ok
nella parte della lettrice di labbra,altro feticcio almodovariano
praticamente un cameo
boh
un po'monocorde
boh
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