Regia di Massimo Venier vedi scheda film
Una precarietà a tutto tondo è la connotazione che il regista dà alla generazione dei trentenni del nostro tempo. Non solo lavorativa, ma anche affettiva, abitativa, e, in ultima analisi dell'immaginazione. Il protagonista è un laureato in matematica impiegato in una grande società di telecomunicazioni, settore marketing, che lui non ama. Improvvisamente è lasciato dalla fidanzata, e vede il suo posto di lavoro in pericolo; poco dopo entrano nella sua vita un'avvenente collega / superiore, che ne coglie la genialità, e tramite la quale ha occasione di imprimere una svolta alla propria carriera, ed una meno appariscente coinquilina, che invece ne coglie il lato umano. Trovandosi di fronte a scelte importanti, il protagonista preferisce rimanere ciò che è. La sua vita, le sue amicizie, e la precarietà lavorativa. Il finale è prevedibile, e, a mio parere il film mette l'accento, nella seconda parte, eccessivamente sull'aspetto sentimentale della vicenda, rinunziando ad una più incisiva denuncia sociale. Sono però connotazioni che non minano la buona sceneggiatura dell'opera, che si giova di una narrazione scorrevole, mai troppo pesante - sebbene momenti drammatici non manchino - e della recitazione di personaggi costruiti in maniera abbastanza originale, molto spontanei nella loro espressività. La vicenda nel suo complesso è evidente frutto di fantasia, ma i piccoli avvenimenti, i dialoghi, i sentimenti, i desideri, raccontati sono quelli di ogni ragazzo che, giunto a fine del percorso formativo, si trova a dover vivere in autonomia. Poco carina, ma senza dubbio rispettosa della realtà, è la rappresentazione dell'ambiente di lavoro ove è inserito il protagonista. Non contano le persone, bensì le cifre per le quali si riescono a vendere prodotti, o "idee" di essi. Gradevole colonna sonora.
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