Regia di Massimo Venier vedi scheda film
Che fare della propria vita? Di sicuro non bisognerebbe perdere quasi due ore per vedere questa blanda oscenità, questo ennesimo filmetto dalle aspirazioni troppo alte (generazionale fin dal titolo) ed in realtà più innocuo di una barzelletta, proprio perchè non si concede molta autoironia. La storia del protagonista può essere simile a quella di migliaia di ragazzi - non solo italiani -, ma quel patetico continuo rassicurare che 'tutto si sistema', che tutto andrà bene nella vita è un insulto alla realtà. Che pure pareva essere l'obiettivo di partenza del lavoro di Venier, regista finora dei film di Aldo, Giovanni e Giacomo e poco altro. Questa non è (o meglio non dovrebbe essere) una commediola spensierata e la differenza pesa: attori allo sbando (inqualificabile un tizio divenuto famoso con una trasmissione di Mtv e che qui ha addirittura un ruolo da copro/tagonista), clichè a iosa, la noia la vince. Triste comparsata in due scene per Paolo Villaggio, che perlomeno viene utilizzato per il gran finale, con un breve monologo in cui, in sostanza, sprona il protagonista a 'vivere la sua vita' e a 'fare la scelta giusta'. Cumulo di banalità con inverosimile finale rassicurante. La vita non è un posto per ottimisti.
Gravido di ansie lavorative (in cerca di un posto adeguato e fisso), di struggimenti sentimentali (lasciato, troverà un nuovo amore), smarrito e senza obiettivi: questo è il trentenne neolaureato italiano del 2009. Tutto piano piano si sistema.
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