Regia di Stefano Incerti vedi scheda film
1978. il giornalista Maurizio (Boni) si reca in Argentina con un amico (Battiston) per scrivere dei servizi sui mondiali di calcio. Scopre invece la tragica realtà dei disaparecidos e si innamora della persona sbagliata (Raggi), una guerrigliera opposta al regime dittatoriale di Videla.
Intento encomiabile, ma forma filmica debolissima da fiction televisiva: si potrebbe sintetizzare così questo film di Stefano Incerti, regista dal pedigree di riconoscibile impegno sociopolitico (Il verificatore, L'uomo di vetro), che però non riesce a superare certi facili schematismi. Qui la vicenda, a parte il finale degno del peggior fotoromanzo, è zoppicante, la recitazione curata pochissimo (con Battiston che, nelle poche scene in cui appare, sovrasta uno smarrito Boni assai piacione che ha l'espressione di chi sta lì a domandarsi: "cosa ci sto fare io al cinema?), le scene di massa di livello amatoriale, il racconto didascalico, la retorica sul popolino imboccato a panem et circenses scontata. Siamo sideralmente lontani dal bellissimo dittico di Marco Bechis (Garage Olimpo e Hijos) sullo stessa tema dei desaparecidos argentini: 30mila persone sparite nel nulla.
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