Regia di Federico Rizzo vedi scheda film
"Un tempo avevamo il servizio militare, la naja; oggi un annetto di call center le farà bene, giovanotto". È con queste parole che Gianfranco Coldrin (Pisani), neolaureato milanese con lode in vulcanologia, si sente accogliere dallo psicologo (Sanguineti) che, con altri colleghi, lo ha sottoposto a test serrati, nemmeno ci fosse in ballo un posto come amministratore delegato della compagnia. Come quasi tutti i giovani privi di appoggi della sua generazione, Gianfranco vive nel precariato, si accontenta dei 2 euro e 50 all'ora, subisce le angherie di superiori e colleghi e per arrivare alla fine del mese arrotonda facendo le pulizie in una casa di filippini che fanno le pulizie (!!!), cercando magari un colpo di fortuna alle slot machines. Per Gianfranco le ricadute del precariato sulla sua vita privata saranno inevitabili.
Sorprendente opera prima (arrivata in sala) del brindisino Federico Rizzo, regista poco più che trentenne che con piglio sociologico e guizzi visionari firma una piacevolissima commedia come una buona dose di cattiveria nella quale trovano posto degli inserti-intervista in bianco e nero (la fotografia porta la firma di Luca Bigazzi) che riportano le testimonianze piene di consapevolezza di chi lavora davvero nei call center. Pur presentando qualche eccesso (i nonni un po' troppo arzilli, Call-Man) il film si colloca diverse spanne sopra il mediocre Tutta la vita davanti, la pellicola di Virzì sullo stesso tema, nonostante la presenza di un cast assai meno prestigioso ma in grado di sfoderare prove che, come nei casi di Diego Pagotto, Paolo Pierobon, Tatti Sanguineti e Peppe Voltarelli, lasciano davvero a bocca aperta.
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