Regia di Davide Ferrario vedi scheda film
L'unica cosa curiosa, insolita e se si vuole divertente del film passa in secondo piano e naufraga nel finale: la ricostruzione alternativa della vita di Gesù senza Giuda, intesa in senso macroscopico (come pedantemente il lavoro di Ferrario tiene a ricordarci) come l'esistenza di un bene senza un male, di un eroe senza sacrificio, di una vittoria senza sconfitta. Il tema è nell'aria per tre quarti del film, ma sostanzialmente ciò che ci viene mostrato è solo altro: la varia umanità del carcere - e pure maluccio, a dire le verità, poichè raramente osserviamo in profondità la vita ed i pensieri dei detenuti, che hanno la scena quasi solo come attori dello spettacolo - e l'intreccio risibile da fiction che si poggia sulla storia sentimentale della regista, sullo scontro verbale ed ideologico fra regista e suora (la Littizzetto riesce incredibilmente falsa ed antipatica persino in questi innocenti panni), sugli sforzi per raccattare un qualsiasi risultato quando tutto rema contro lo spettacolo (e questa è perlomeno la parte più onesta e verosimile dell'intreccio). Godano dei MK appare un paio di volte. Musica vera protagonista (spesso in maniera ridondante, fastidiosa o completamente incomprensibile) del film, come recita il sottotitolo.
Una specie di Jesus Christ superstar viene allestito in carcere, ma tutti si rifiutano di prendere il ruolo dell'infame per eccellenza, Giuda. La giovane ed ambiziosa regista, intanto, si innamora del direttore del carcere, naufraga la relazione con il suo ragazzo, e si attira le ire dei detenuti. La regista decide di proseguire senza Giuda, in una storia sperimentale ed alternativa della vita di Gesù, ma a questo punto mette i bastoni fra le ruote pure una suora. E infine arriva l'indulto.
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