Regia di Giorgio Arcelli vedi scheda film
Di aristocratico, Matilde ha solamente il nome. Per il resto, è una comune «brava ragazza di provincia», con al suo attivo un fidanzato figlio della stessa e velleità artistiche neanche troppe convinte. Una come tante altre, insomma, a cui però il destino ha riservato un principe azzurro in carne e ossa, Andrea, che vanta - ma non millanta - sangue blu e castello. Poteva forse la nostra Matilde, nobile sì ma solo d’animo, resistere al richiamo dell’amore con la A maiuscola, rigorosamente scevro da qualsiasi ambizione social-econimica? Ovviamente no, altrimenti come avremmo fatto noi spettatrici a uscire dalla sala confortate dall’idea che anche a noi può succedere! Ora, che il cinema sia per definizione una macchina dispensatrice di sogni e di arrampicate sociali più o meno disinteressate (da Una donna in carriera a Match Point) è cosa nota fino alla nausea; il punto è che, per fantasticare e contemporaneamente immedesimarsi nella vicenda, è necessario che questa sia calata in un contesto se non realistico quantomeno verosimile in cui riconoscersi. E invece, la pecca principale di Principessa - fra le tante - è quella di essere una pellicola assolutamente fuori tempo massimo (già dal titolo), incapace com’è di raccontare i trentenni di oggi. Che, grazie a Dio, hanno anche altri sogni. Sorpassato.
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