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Chi ha ucciso Bella Shermann?

Regia di Edouard Molinaro vedi scheda film

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La recensione su Chi ha ucciso Bella Shermann?

di joseba
8 stelle

Dal romanzo del 1952 di Georges Simenon "La mort de Belle", Edouard Molinaro estrae un piccolo gioiello noir dai riflessi ossessivi e soffocanti, una perla nera avvolta nell'atmosfera opprimente della malignità borghese ginevrina dei primi anni '60. Classe 1928, Molinaro, divenuto successivamente celebre per le commedie con Louis de Funès e soprattutto per il film "Il vizietto" (1978), qui mostra di saper gestire con encomiabile padronanza spazi, tempi e dinamiche psicologiche di una vicenda dai toni sottilmente allucinatori. La parabola dell'uomo inoffensivo e ordinario che, messo con le spalle al muro da circostanze sfavorevoli, sprofonda in un incubo persecutorio ha un che di kafkiano ovviamente, ma Molinaro evita con cura le soluzioni visionarie o barocche, giocando invece sul lento ma inesorabile accumulo di elementi angoscianti e "civilmente" perturbanti. Sguardi sospettosi, insinuazioni velenose, diffidenza strisciante: intorno al placido professore di storia del Collegio di Ginevra si stringe la morsa dell'incriminazione collettiva, istigata dal perbenismo borghese e cementata dal più becero conformismo. Situazione già vista e rivista (basti pensare a "Il corvo", 1943, di Henri-Georges Clouzot), ma che Molinaro, interpretando perfettamente lo spirito simenoniano, utilizza non tanto per creare una tensione fine a se stessa quanto per scardinare l'intimità dei personaggi principali: Bella (Alexandra Stewart) e specialmente Stéphane (Jean Desailly). Lungi dall'essere quella creatura candida e immacolata che i coniugi Blanchot credono, la giovane studentessa americana è una ragazza maliziosamente annoiata e già esperta nell'arte della seduzione e il quieto professore di storia un individuo insoddisfatto della propria vita incolore e schiacciato dalla personalità trasgressiva del padre (un libertino che ha dissipato i beni familiari per poi suicidarsi prima di diventare vecchio). Sono proprio le incrinature dei ritratti ufficiali a rendere questi due personaggi interessanti e profondamente umani. Inevitabile che la storia si premuri di stabilire una relazione tra loro: Bella era segretamente innamorata di Stéphane e lui capisce solo fuori tempo massimo quanto sia stato miope di fronte ai segnali lanciatigli dalla ragazza. L'intreccio criminale altro non è che il pretesto per lo scavo delle psicologie e lo studio d'ambiente: già, perché, pur concentrandosi sui risvolti psicoanalitici, "Chi ha ucciso Bella Shermann?" non rinuncia affatto alla descrizione del contesto circostante. Molinaro non tratteggia soltanto la giostra di rituali borghesi della comunità (le partite a bridge, le funzioni liturgiche, i convenevoli domestici), ma rappresenta anche la vita urbana nel suo concreto palpitare, dalle conversazioni in riva al lago alle frequentazioni dei locali notturni, passando per l'attività nel collegio e per la flânerie solitaria di Stéphane nella città vecchia. Ci sarebbero molti altri aspetti da mettere in evidenza a favore di questo noir ingiustamente misconosciuto - l'uso raffinatissimo della voce over, la distribuzione misurata dei flashback, le musiche gustosamente stranianti di Georges Delerue, la precisione dell'inscatolamento spaziale dei personaggi in casa Blanchon, la trattenutissima carica erotica che attraversa l'intero film, il valore "psichico" di un ubriacone incontrato casualmente da Stéphane nella sua estrema deriva notturna (una "quasi proiezione" della figura paterna), la tensione latente tra svizzeri e francesi - ma purtroppo numerosi meriti della pellicola sono penalizzati dal dvd edito dalla HOBBY & WORK, con la sola versione doppiata, dalla mediocre qualità visiva, dal quadro irrispettoso del formato originale (l'adattamento al format televisivo "mangia" i margini laterali dell'immagine) e funestato da incalcolabili lacune di fotogrammi che tempestano la pellicola, interrompendo spesso e volentieri dialoghi e dinamiche drammatiche. Dommage!

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