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Big Man Japan

Regia di Hitoshi Matsumoto vedi scheda film

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Tiaz gasolio

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Big Man Japan

di Tiaz gasolio
7 stelle

Big Man Japan – La Recessione.
Era molto che lo staff della Recessione non visitava il Giappone, ma una volta letta la sinossi di Big Man Japan non gli si poteva non dare un'occhiate. Sappiamo tutti che il Paese del Sol Levante è la patria dei mostroni gommosi che radono puntualmente al suolo le città e, a contrapporsi a questi mega-nemici, ci sono sempre stati dei supereroi che, grazie a un innato senso della giustizia e a qualche potere arrivato da chissà dove, puntualmente salvano il paese dalla calamità di turno. Ma il regista Hitoshi Matsumoto non voleva regalarci l'ennesima semplice storia "mostrone ucciso da eroe = tutti felici". Siamo in un periodo dove le storie semplici non bastano più, e bisogna dare al pubblico qualcosa di più introspettivo. Per questo motivo, in questo pellicola seguiamo la storia di Masaru Deisato, l'ultimo eroe della sua stirpe di uomini che si ingrandiscono grazie a una forte scossa elettrica, che, con la tipica calma e lentezza del cinema giapponese, utilizzando lo stile del mockumentary, ci racconta la sua vita: le sue perplessità nel compiere la sua professione, le difficoltà di crescere una figlia da uomo divorziato. Per quaranta interminabili minuti vediamo il faccione Hitoshi Matsumoto (che oltre ad essere regista è anche protagonista della sua opera) che raccontare la sua storia, anzi, la sua lenta e triste storia, perché siamo in Giappone, dove un racconto come si deve è sempre un po' triste e sicuramente narrato con dei tempi dilungatissimi per un occidentale medio. Ma finalmente arriva la fatidica chiamata che porta il nostro eroe nel pieno dell' azione. Per non creare scompensi e domande che potrebbero sviare l'attenzione dello spettatore dalla trama, ogni mostro è introdotto da apposita pagina didascalica che ne spiega i pregi ed i difetti, perché in Giappone c'è un manuale per qualsiasi cosa e non si lascia nulla al caso. Con una computer grafica discreta, senza dimenticare degli espliciti riferimenti sessuali tipo mostroni a forma di pene e simili, vediamo Big Man Japan combattere con il mostro-abbraccia-palazzi dotato di orribile riporto, con il mostro-con-una-gamba dotato dell'intelligenza di un bambino di otto anni (oltre ad avere un gamba sola), etc. etc.. A questi combattimenti si continuano ad intervallare scene di vita quotidiana dove il protagonista è costretto ad affrontare i problemi di tutti i giorni di un eroe, a partire dallo stipendio che non è più quello di una volta, quando i sostenitori pagavano tutto al proprio salvatore. Tenta di dare una soluzione a tutti quei problemi che lo spettatore adulto medio può aver notato guardando i cartoni o leggendo i manga giapponesi, ovvero: quanto guadagna il pilota di Mazinga o cazzo fa Megaloman nel tempo libero? Come vedono i cittadini al giorno d'oggi questa devastazione selvaggia del territorio causata dai violenti combattimenti? Possono sembrare un mucchio di cazzate (probabilmente lo sono) ma comunque cerca di rispondere a tutte quelle domande che ci sono sorte riguardando i nostri amati cartoni animati in età adulta. Nella pellicola viene affrontato un altro grande problema: gli eroi hanno mai paura? Come si comportano in questi casi? Ma a questo punto, quando da buoni occidentali cerchiamo di tirare le somme e crearci una idea globale di quello che stiamo guardando, il regista decide di cambiare tutto e in un secondo, con taglio improvviso, si passa dalla computer grafica ai classici pupazzoni gommosi e di cartone. Entra in scena una famiglia (nel vero senso della parola) di super eroi dalla maschera con livrea statunitense che sbaragliano il super cattivo che impauriva il nostro eroe Big Man ed il film si chiude mostrandoci i suddetti american-heroes che se ne volano verso il sole insieme al nostro eroe. Forse una criptica critica al cinema super eroistico americano che ormai ha stuprato un genere cinematografico molto amato in Giappone decretandone il declino inesorabile affogato dalla banalità di idee hollywodiane. Come la maggior parte delle pellicole giapponesi, lento, da guardare con il taccuino degli appunti, ma grazie alle idee simpatiche non vi farà addormentare del tutto. per insulti anche non costruttivi.
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La Recessione
#larecessione

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