Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film
film particolare e molto diverso da tutti gli altri del genere "killer" , merita sicuramente la visione, anche se probabilmente alla fine del film ci si arriva in pochi.
Jim Jarmush è un vero genio, beh dov'è la novità!? vidi questo film molti anni fa , avevo visto già "Daunbailò" e "Ghost dog", mi erano piaciuti molto soprattutto il secondo mostrava questa grande forza d'espressione nell'indagare nell'animo umano, ne ho avuto poi piena conferma dopo aver visto "solo gli amanti sopravvivono". È notevole come jarmusch riesca a isolare l'uomo, staccarlo da tutto il resto, come cellula del tutto, come ingrediente di questo complicato impasto che è il mondo, la società.
Jim va all'origine dell'uomo , entra nel profondo scavando continuamente per cercare sempre, di guscio in guscio, cosa c'è dietro ogni comportamento, ogni esteriorità umana, mostrando questi individui con fortissime personalità e spiccate caratteristiche personali, che si collocano indubbiamente su piani sociali paralleli rispetto alla normalità degli altri individui, riuscendo però ad amalgamarsi a questi e a mimetizzarsi così bene all'interno della società da diventare trasparenti, invisibili. In questo interessante film il regista si spinge al massimo in questa sua ricerca nell'essenza umana/disumana, indagando l'uomo come può essere ai limiti dell'auto controllo.
Partendo dalla ripetizione meticolosa e attenta di precise ritualità, rispettando rigidi schemi e regole di vita, pratiche yoga di rilassamento e concentrazione l'uomo riesce nel suo progetto di estraniamento da tutto il resto. Compito questo assolutamente non facile, infatti non è come potrebbe essere per il monaco tibetano circondato dall'immensità, trovare un quasi totale distaccamento dal quotidiano quando si è immersi nel quotidiano è cosa molto più difficile. Così l'uomo lavorando su di se in maniera minuziosa su ogni minimo particolare vince il coinvolgimento, la curiosità, la tentazione, il desiderio, che probabilmente sono i veri mali dell'umanità.
A questo punto si direbbe l'uomo una macchina, infatti molti film hanno mostrato gli aspetti di questa dualità "umanità perfetta=umanità alienata", ma non è questo il caso, in questo film l'intelligenza dell'uomo è viva è lucida e lavora a pieno regime, come la fornace di una locomotiva, non perde una sfumatura dell'ambiente circostante e degli individui con i quali interagisce, tutto diventa strumentale all'obiettivo, e tutto è confluito allo scopo prefissato, per quest'uomo ciò che non serve semplicemente non esiste.
Rivedendolo ora, dopo tanti anni, ho riscoperto questo film che mi ha colpito in maniera sorprendente, facendomi riscoprire anche questo grande regista che anche se probabilmente non offra spettacoli di grande intrattenimento, (spesso, infatti, giudicati lenti e noiosi) di sicuro è di un indiscutibile talento.
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