Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film
Maschera impassibile e di estrema compostezza, un killer originario del Camerun si muove tra i suoi contatti scambiando messaggi segreti e chissà cos'altro dentro scatoline colorate. Le persone che incontra - le quali sembrano assai distanti dal mondo del crimine - lo intrattengono durante i fugaci incontri parlandogli con apparente casualità di cinema e musica, o comunque del più e del meno. Il killer ascolta tutti senza battere ciglio o pronunciare parola.
Smaccatamente con i piedi dentro il Cinema d'Autore, The Limits of Control è un film che si diverte a intrattenere suscitando quesiti destinati a rimanere tali. Fino alla fine non sappiamo chi sia il protagonista, né in cosa consistano esattamente i suoi traffici illeciti. Il senso del titolo appare tuttavia intuibile fin da subito: il killer si muove dentro una cornice dove ogni suo gesto appare controllato, con precisione maniacale. Tutto da lui viene eluso, che non riguardi lo scopo finale, qualunque esso sia: prova di forza la donna che lo tenta presentandoglisi in più occasioni completamente nuda e disponibile. Il sesso è bandito (mai quando lavoro, precisa l'uomo) così come ogni altra distrazione. Unico vizio, se vogliamo, viene perpetuato anch'esso con precisione morbosa: il killer ordina sempre due caffè al bar o in aereo o in treno, rigorosamente in due tazzine separate. Il gioco di elusione, di forzato mistero, che il regista Jim Jarmusch tenta di creare, bisogna ammettere che funziona. The Limits of Control è un film che riesce a incuriosire proprio per quello che non dice, su cui ci si ritrova a interrogarsi e domandarsi fino e oltre i titoli di coda.
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