Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film
Non è il miglior Jarmush che abbia visto: dietro il piacere dell’estetica, la raffinatezza dei “tormentoni” circolari, la ricca galleria di colti riferimenti artistici, la pur legittima (ed anche apprezzabile) rivendicazione del regista di non dover sempre, ogni volta necessariamente dover dire “qualcosa” attraverso i suoi film appare in questo “The Limits of Control” piuttosto “sgonfiata” di quell’afflato animico che è al contrario sempre presente negli altri suoi lavori (un confronto anche rapido e superficiale di questo film con “Ghost Dog” può facilmente confermarlo). La mancanza di un “dentro” concreto, di un “core” percepibile, anche solo di un senso rarefatto ed impalpabile (come nell’ultimo “Paterson”) lascia un po’ claudicante questo lavoro dell’ottimo Jarmush, che resta comunque un ottimo film, dal buon effetto “estraniante” e in qualche modo utile a liberare la mente, un buon esercizio zen/tai-chi/yoga, o qualunque altra cosa il bravo Isaach De Bankolé (già gelataio felice proprio in quel di “Ghost Dog”) stesse praticando tra una scatola di fiammiferi e l’altra.
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