Regia di Pupi Avati vedi scheda film
A livello formale, il film di Avati è decisamente accattivante: il ritmo è sciolto e spedito, senza tempi morti, le scene si incastrano le une nelle altre come tessere di un mosaico, la confezione è accurata. Non per nulla, Avati è un regista che in quasi quarant'anni di carriera ha sfornato una media di un film all'anno, e il mestiere lo conosce bene. A livello di contenuti, il suo ennesimo personale Amarcord assomiglia un pò troppo a precedenti film da lui stesso diretti e offre poche novità sostanziali: si rimane nell'ambito di un bozzettismo gradevole e garbato, ma che non incide troppo in profondità, e di una nostalgia per un passato idealizzato, che risulta tutto sommato sincera. Nell'ampio cast, Neri Marcorè rifà il ruolo del Cuore altrove, Luigi Lo Cascio colorisce un pò in eccesso, Abatantuono è professionale ma non molto di più, mentre i più divertenti sono forse Fabio De Luigi e Gianni Cavina. L'esordiente Pierpaolo Zizzi è spigliato nel ruolo del probabile alter ego dello stesso regista.
VOTO 7/10
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