Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Pupi Avati possiede una memoria infinita e inesauribile dalla quale attingere episodi dell’infanzia e dell’adolescenza. Anche in GLI AMICI DEL BAR MARGHERITA prende spunto da un suo ricordo, la Bologna del 1954 e il microcosmo di umanità che frequentavano e bazzicavano il bar Margherita di via Saragozza. Coso è il protagonista narratore della storia, vive con la madre e con il nonno, è un giovanissimo perdigiorno che aspira a frequentare il locale suddetto come passaggio ideale alla maggiore età. Egli racconta il suo personale rapporto con Al, “nel suo piccolo” la figura di spicco del coro di avventori del bar e poi gli scherzi, le avventure, le delusioni e le amarezze pubbliche e private. Tra i personaggi variopinti della compagnia il più divertente è Manolo il “linfomane” siculo interpretato da uno scatenato Luigi Lo Cascio. Per il resto in questa commedia si sorride poco e spesso si scade nel patetismo e nel ridicolo (il personaggio di Bep e il compleanno di Coso con collaterale decesso del nonno). Avati non va al di là del bozzetto, della carineria, delle buone intenzioni. Restituisce l’aria del tempo ma molte gag e situazioni buffe hanno il fiato corto. Delude persino la resa degli attori (vecchi e nuovi dell’universo “Avatiano”) per mancanza di approfondimento dei caratteri.
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