Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Ricordi di un'epoca - apparentemente - dorata come è quella dell'adolescenza, nella Bologna degli anni Cinquanta Avati (classe 1938) sguazza con una certa cognizione di causa e, conscio di avere la materia ben stretta in pugno, ci regala alcune caratterizzazioni buffe, storielle popolari, certi aneddoti appunto da bar che sono parte fondamentale della storia di qualsiasi città, in qualsiasi epoca. Il risultato, sulla carta felliniano, è ben lontano da qualunque Amarcord o dai 'fenomeni' che punteggiano le opere del Maestro riminese; è comunque un film ironico e divertente, ben scritto e diretto, con un cast non disprezzabile, nonostante la Ricciarelli, De Luigi e Marcorè poco abbiano a che fare con il cinema (quest'ultimo è il migliore del terzetto, ad ogni modo).
Bologna, 1954. Un adolescente abita di fronte al Bar Margherita, in centro; vede così avvicendarsi la varia umanità della clientela del locale: storie di uomini, di amici, fra spacconate e facili conquiste, sogni di gloria e via dicendo. Una sera il ragazzo organizza una festa in casa per provarci con una sua amichetta, ma proprio quella sera il nonno muore, nella camera di fianco.
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