Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Bologna, 1954. Al segnale della RAI che timidamente sta entrando nelle case degli italiani un folto gruppo di amici continua a preferire il tavolo da biliardo del centralissimo bar Margherita. Il dandy (Abatantuono), il "ninfomane" (Lo Cascio), l'ingenuo (Marcorè), l'aspirante cantante (De Luigi) e gli altri sono tutti esemplari di un androceo semplice, ancora capace di stupirsi per un'automobile di lusso o per le cosce di qualche bella ragazza.
Nella "sua" Bologna e con il supporto di molti suoi attori-feticcio (Abatantuono, Marcorè, Botosso, Ricciarelli, Cavina), Avati firma un amarcord scolorito e monocorde, i cui ineffabili snodi narrativi sono affidati alla voce off di Pierpaolo Zizzi, il giovane aspirante di quella "esclusiva" compagnia. I personaggi sono macchiettistici, il languore per i bei tempi andati sa di precotto, l'ennesima variazione sul tema dell'antieroe perdente e sfigato è ormai di maniera e il film scivola noiosamente negli archivi di una filmografia, quella di Avati, che a furia di collezionare passi falsi rischia di farsi ricordare più per la prolificità che per la qualità.
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