Regia di Jean Sarto vedi scheda film
Non facile da classificare l’opera prima di Jean Sarto. Clara (Galatea Ranzi) viene chiamata in Italia da un amico regista per collaborare a una messa in scena teatrale sulla Shoah. Anni addietro ha girato una videointervista a una deportata di Auschwitz, materiale che porta con sé a Roma per impostare il dramma. Teatro nel cinema con attori che recitano la parte di attori, accettando di rivivere l’esperienza dei campi di concentramento. Discutendo sulle possibili modalità della rappresentazione. Non è chiaro? Tra immagini di repertorio e palcoscenici astratti, Dall’altra parte del mare dovrebbe essere valutato attraverso i canoni della video-arte per essere compreso. Sbarca però al cinema, aggrappandosi a un sottile filo narrativo (a Trieste, quasi alla fine, Clara cerca e incontra suo padre), sperando incautamente di trovare l’abbraccio del grande pubblico. E un pericoloso giudizio di natura cinematografica. Non si può esprimere l’inesprimibile, ci spiega noncurante della nostra pazienza cinefila Sarto. L’insoddisfazione è dietro l’angolo. Chi è Clara? Sbadigliamo insoddisfatti quando lei (finalmente) si lascia alle spalle i suoi fantasmi per guardare dall’altra parte del mare.
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