Regia di Takashi Shimizu vedi scheda film
Il primo Ju-on ha popolato parecchi miei incubi alla prima visione. Sfruttando sapientemente i clichet del classico J-horror riusciva a provocare una discreta quantità di sobbalzi sulla poltrona.
E il giovane Takashi Shimizu (all'epoca neanche trentenne) aveva trovato la classica gallina dalle uova d'oro.
Ad oggi siamo a 7 film della saga di Ju-on tra video, film giapponesi e remakes americani.
Per sua fortuna nel frattempo ha cercato di fare altro come l'oscuro Marebito o come questo Reincarnation che fa parte di un progetto originariamente articolato in 6 film ( oltre a questo Infection, Premonition, Retribution, Kaidan e Kyofu ma Retribution e Kaidan ufficialmente non fanno parte della serie).
Reincarnation riprende la tecnica di Ju-on amplificandola all'ennesima potenza. Come se alla moltiplicazione dei fantasmi corrispondesse la moltiplicazione degli spaventi.
In realtà non è così perchè dopo una prima parte in cui le sequenze ben congegnate colpiscono nel segno ( pur non lasciando intravedere nulla di particolarmente nuovo od originale), poi subentra una sorta di assuefazione e gli spaventi si vanno diradando sempre di più nonostante le intenzioni dell'autore che dissemina scene ad effetto per ogni dove, non lesinando in effetti splatterosi.
La cosa più inquietante del film è comunque la bambola che nel finale, con la tecnica dell'animazione a passo uno, regala una sequenza di notevole impatto orrorifico.
Da rilevare l'aspetto metacinematografico che contribuisce ad accrescere l'interesse nella seconda parte e che avvicina questa pellicola a Don't Look Up ( Joyu rei,1996) esordio di Hideo Nakata sulla lunga distanza.
Solo che in Reincarnation il fantasma non è unico ma ne sono addirittura undici.
Evidenti i richiami anche al kubrickiano Shining con una sorta di Overlook Hotel nipponico, un albergo abbandonato che fa da sfondo e da set al film che sta per essere girato.
L'omicidio più efferato del film viene però compiuto nella stanza 227 ( e non nella 237 come in Shining).
Una piccola curiosità: nella parte del professore universitario che discetta di reincarnazione troviamo il grande regista Kiyoshi Kurosawa, uno dei principali artefici della rinascita del J-Horror alla fine degli anni '90.
(bradipofilms.blogspot.com)
la tecnica è rimarchevole ma comincia ad autocitarsi
notevole
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