Regia di Koji Wakamatsu vedi scheda film
Hoshi è ovviamente il Giuda traditore che abbandona la donna al suo destino e ne decreta addirittura la morte (un proiettile sparato per caso nel nulla colpisce proprio lei.)
Il simbolismo religioso è evidente anche nel "culto" del sangue (che lui raccoglie e beve) e nello sbeffeggiamento del boss e dei suoi scagnozzi che si fotografano lieti e compiaciuti affianco alla poveretta crocifissa.
Molto tenero l'incipit, con i due innamorati legati e bendati che flirtano e si amano (per scherzo lui parlerà per la prima volta della "coda", leitmotif della cultura giapponese che qui finirà per indicare il tradimento commesso, la "diversità" e la "bestialità")
Un altro spunto di riflessione secondo me importante è anche il confine fra la realtà e la finzione in rapporto alla messinscena psicologico-sessuale del bosu: Hoshi viene chiamato "boss" così tante volte che uno degli scagnozzi finirà per dire "ma non è lui il boss? Altrimenti perché l'avremmo chiamato così?" (è soltanto stupidità? non credo, c'è qualcosa dietro.)
Belle le descrizioni immaginariepersonali che alla fine assurgono a "verità" simbolico-poetiche (il sotterraneo o il lago.)
Sulla trama
Più che alla linearità e alla credibilità della trama, Wakamatsu sembra interessato alla poesia nel dialogo, al simbolismo e ai parallelismi: impossibile, anzi, ingiusto giudicare questo film basandosi soltanto sulla fabula.
Sulla colonna sonora
Mi piace molto questo j-rock fine anni '60 di derivazione chiaramente americana.
Cosa cambierei
Alcuni aspetti dell'intreccio sono spiegati poco o niente: che ci faceva anche il boss in quel luogo sperduto? E non era stato lui stesso a ordinare la morte del protagonista? Ma forse aspettava che portasse a compimento la messinscena del boss che se le "abbraccia" tutte? Eppure, ci si rende conto che per il regista questi sono dettagli ininfluenti (v. quello che ho scritto la trama.)
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