Regia di Pascal Bonitzer vedi scheda film
Pierre Collier (Lambert Wilson), psicologo di fama e marito fedigrafo viene ucciso nella villa di campagna di Henri Page (Pierre Arditi), un politico appassionato di armi che organizza rendez vous settimanali con una compagnia di amici unità da relazioni più o meno parentali. Lo sconcerto del momento diventa incredulità quando la moglie dell’ucciso, armata di pistola ed in stato confusionale viene ritrovata accanto al cadavere del marito. Un indagine dagli esiti scontati se il movente passionale, inizialmente attribuito all’indiziata, non appartenesse in egual misura a buona parte degli ospiti, equamente divisi tra amanti abbandonate e coniugi rancorosi. Derivato da un romanzo di Agata Christie (“Poirot e la salma”) “Alibi e sospetti” ne riproduce i meccanismi aggiornandoli con l’insoddisfazione e la decadenza di una borghesia che assomiglia a quella dei romanzi di Simenon e che si traduce nell’ennesima trasposizione cinematografica di un delitto “apparentemente perfetto”. Il meccanismo dell’indagine non diventa mai autopsia (l’attenzione verso il dettaglio è pressoché assente) e la storia si perde tra i rivoli di una sceneggiatura che non riesce a giustificare l’operato dei personaggi: capita così che le bellicose dichiarazioni e la faccia da cane sciolto del commissario incaricato del caso si traduca in un totale immobilismo, mentre Philippe, scrittore narcolessico privo di qualsiasi perspicacia si trasformi di colpo in un novello Poirot. Bonitzer gira come fosse in un teatro (camera fissa ed inquadrature che incorniciano la scena) affidandosi ad un cast transgenerazionale ed all’appeal degli ambienti. Se qualcuno si chiedesse il perché di una distribuizione così insulsa a fronte di film mai arrivati nelle sale è presto detto: “Alibi e sospetti” è una coproduzione italo-francese alla quale partecipa anche Sky, bisogna dire altro?
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