Regia di Yves Simoneau vedi scheda film
Ottimo film che ricostruisce un periodo storico importante, da un altro punto di vista
Dopo la sciagurata battaglia di Little Big Horn, svoltasi nel 1876,in cui il generale Custer,trascinò incautamente,il 7° reggimento allo scontro armato tra una forza combinata di Lakota cioè i Sioux,i Cheyenne e Arapaho e al conseguente massacro di tutti i suoi uomini,i vertici dell'establishment statunitense,cercarono una politica di compromesso,che perlomeno nelle intenzioni del senatore Henry Dawes, politico illuminato,avrebbe potuto favorire l'integrazione dei nativi americani,tuttavia in buona sostanza, questo comportamento, si tradusse in una sottrazione coatta e aggressiva di terre "preziose" agli indiani,costringendoli ad "abitare" in riserve miscroscopiche, su terreni poco fertili e in condizioni di vita, al limite della sopravvivenza,senza alcun ausilio medico,preda di epidemie e carestie,peraltro poi anche l'accordo sottoscritto con Dawes, fu disatteso e si verificò un vero e proprio esproprio, senza condizioni.La storia vera,raccontata nel film si concentra su tre personaggi realmente esistiti Charles Eastman,un tempo Ohiyesa,giovane Sioux ,accudito e cresciuto dai bianchi americani,diventò medico, dopo un'educazione "da cristiano"andando a lavorare in una riserva indiana, ebbe modo di consapevolizzare,l'enorme imbroglio di cui fu vittima il suo popolo,Toro Seduto l'ultimo dei capi indiani a cedere alla supremazia dei bianchi,orgoglioso e saggio, anche se testardo, intuì da subito le intenzioni degli usurpatori,peraltro fu anche ucciso in un "casuale"conflitto a fuoco con i militari americani,perchè sostanzialmente ritenuto scomodo,rifiutava di essere trattato alla stregua degli altri,firmava autografi e faceva foto ricordo con i turisti e infine il senatore Dawes che per quanto animato da lodevoli sforzi di pacifica integrazione e da presumibile buona fede,alla fine non riuscì ad ostacolare i programmi di espansione territoriale dei vertici militari degli USA.
Da molto tempo ormai si è scoperto che "i veri cattivi" non erano i nativi americani,ma tutti coloro i quali,invadendo le loro terre,a poco a poco li sterminarono, con il pretesto di portare civiltà e benessere.
I "pellerossa" erano legati a tradizioni antiche e ad una cultura incomprensibile per i bianchi, ma era una popolazione sostanzialmente mite che viveva di caccia e agricoltura, fintantochè non si urtò con i colonizzatori, che invece erano avventurieri venuti da ogni dove, soprattutto dall'Inghilterra,ma non solo, alcuni addirittura ex galeotti in cerca di fortuna, insomma gente senza patria e senza valori,che forte di una supremazia bellica,avevano fucili e cannoni e non le frecce,non ebbero alcun riguardo per gli indiani, che vennero sistematicamente trucidati, senza pietà.
Il massacro di Wounded Knee mise una pietra tombale, sulle speranze di riscatto del popolo indiano.
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