Regia di Woody Allen vedi scheda film
Allen buca nuovamente lo schermo, questa volta in un'autoassolutorio e confidenziale dialogo serrato con il suo pubblico. Roba da seduta psicanalitica a mezzo Skype. Caustico, sfacciatamente cinico, sarcastico e nevrotico all'inverosimile gioca a rimpiattino col destino e con la sua autobiografia affidando le proprie spoglie (perchè comunque la si veda, trattasi di pellicola e storia di un uomo ormai anziano) ad un ottimo Larry David. La partita con la vita si gioca lì dove tutto è iniziato, in una New York che è casa natale e agognata tomba di famiglia. Boris è un fisico in esilio, un intellettuale ebreo, fragile e in balia delle proprie insicurezze, supportato e sopportato dai suoi amici intimi, misogino. Si scopre improvvisamente rifiorire grazie alla giovinezza scanzonata e sincera di una Evan Rachel Wood che si conferma scommessa vincente della nuova Hollywood. Non importano le differenza d'età, non importano le differenti provenienze, formazioni ed esperienze, non importano colore religione o preferenze sessuali: basta che funzioni, in un inno alla pacificazione (con se stessi, con gli altri) e al sentimento, quanto mai riconciliante, disteso e liberatorio. Brillante, tagliente, riflessivo ed efficace, una briosa commedia estremamente riuscita.
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