Regia di Woody Allen vedi scheda film
Uno dei migliori di sempre di Allen e lo si sarebbe capito anche senza conoscere a priori il nome del regista. La sua firma è impressa a fuoco nei dialoghi e nel personaggio del protagonista, caustico, cinico, psicotico e complesso ma una volta tanto diverso. Sì perché a me non è dispiaciuta l'assenza di Allen nel ruolo del protagonista (dal quale manca dal 2006) ed anzi ho apprezzato parecchio la forza scenica di Larry David. Si potrebbe replicare che questo film non porta nulla di nuovo perché raccoglie e sublima in fondo, tutta l'essenza del regista ma in realtà ci sono dei cambiamenti sottili ma decisivi. Non manca la sua New York ma stavolta non è protagonista diretta bensì solo scenario in sottofondo; non manca il ricorso alla tecnica dell'interpellanza ma stavolta Allen non si prende sul serio: gli amici del protagonista e le persone intorno additano Boris come pazzo mentre questi si rivolge alla telecamera ed introduce la sua storia allo spettatore. Non mancano le fobie ma stavolta vengono raccontate col sorriso sulle labbra, in maniera quasi impersonale. Anche la struttura dei dialoghi è diversa. Pur non avendo perso mordente è molto più diretta e meno elaborata rispetto ai primi lavori. Insomma Allen si prende molto meno sul serio in questa pellicola e gioca con più serenità con i personaggi e le situazioni offrendo gustosi siparietti tra lo scorbutico e troppo sincero luminare di fisica quantistica e la sciacquetta che pende dalle sue labbra conscia della sua inferiorità intellettuale. Questo film rappresenta, insomma, una caricatura del cinema di Allen, dei suoi personaggi e delle sue manie, e riesce a divertire e far riflettere senza mai prendersi troppo sul serio.
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