Regia di Woody Allen vedi scheda film
Stavolta la pro loco di riferimento è quella di Manhattan che ha fornito scorci di strada,giardini,bar e parchi pubblici dove troviamo un signore pelato,zoppo e in là con gli anni che sputa sentenze su tutto lo scibile umano dall'alto di non si sa che cosa,forse di una mancata candidatura al Nobel.E ha il vizietto di tentare suicidi.Sceneggiatura tenuta nel cassetto per trenta anni e poi pigramente tirata fuori senza neanche aggiornarla ai tempi odierni:se negli anni '70 il sesso a tre,gli anziani che vanno con le lolite,o gli uomini che si scoprono gay al pervenire della mezza età,potevano essere trasgressivi oggi al massimo sono camomilla per la nostra psiche scossa molto da quello che veniamo a sapere dalla cronaca di ogni giorno.Basta che funzioni più che il titolo dell'ultimo film di Allen e testimonianza autoassolutoria della sua vecchiaia dorata nella sua isola dei sogni sembra la filosofia di vita di Rocco Siffredi.E'un film logorroico come nelle tradizioni del miglior Allen in cui però le battute da ricordare stanno sulle dita di una mano,una pellicola che cerca di riprendere la tradizione dei suoi migliori film degli anni '70(Io e Annie e Manhattan su tutti) ma che arriva fuori tempo massimo e non riesce neanche a farne scaturire il ricordo.Se proprio dobbiamo considerarlo una sorta di testamento alleniano,almeno bisognerebbe mondarlo di tutta l'acidità che lo pervade,l'acidità tipica dell'anziano che ormai si vede al tramonto della propria vita e comincia a spruzzare veleno per ogni dove.Ma le battute al vetriolo tanto millantate spesso sembrano solo cattiveria gratuita e di facciata.Perchè in fondo quel mondo che tanto vitupera e mette crudelmente alla berlina gli piace proprio tanto.E ci si crogiola in mezzo....
esteticamente non ci si sposta di una virgola dai suoi film newyorkesi
cabarettista vivace
lolita bamboleggiante
parte sovraccarica
si scopre gay quando è ampiamente negli anta....
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