Regia di Woody Allen vedi scheda film
38° film di Allen, che celebra il proprio ritorno a New York con un’opera gradevolmente manierata, raccontando ancora una volta le vicissitudini esistenziali del solito signore in là con gli anni, misantropo, paranoico e ipocondriaco (insomma, l’Allen personaggio di Anything else). La prima parte è molto carina, anche toccante, con la provinciale sperduta come un cagnolino nella grande città e adottata dal burbero che, senza rendersene conto, si riapre alla vita; poi ci si perde un po’ con la prevedibile e scolastica trasformazione dei due sudisti bigotti in una ninfomane e in un omosessuale. La normalizzazione prevede che anche la ex ragazzina si trovi un fidanzato, e qui subentra una certa tristezza. La morale del titolo si rivela più malinconica di quanto sembri, per il modo in cui cerca (invano) di illuderci che le cose possano andare avanti indefinitamente, che Evan Rachel Wood possa essere un’estrema reincarnazione dell’inimitabile Diane Keaton. Ma poi diventa inevitabile fare confronti con il passato: l’omino che guarda in macchina e parla allo spettatore non è più quello di Io e Annie.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta