Regia di Woody Allen vedi scheda film
Almeno acchiappa la sufficienza stavolta. Sarà bastato tornare a New York? Alle sue commedie più congeniali, con un occhio a Manhattan e l'altro alla Rosa purpurea? Può anche darsi, e ritenendo sull'orlo dell'ignobile i recenti trascorsi non c'è che da rallegrarsi anche se di motivi per storcere il naso ce n'è abbastanza. Innanzitutto nel guardare un sostituto surrogato di Woody (senza nulla togliere a Larry David), cinico, logorroico ed ipocondriaco, che l'immaginario collettivo identifica ad ogni fotogramma con colui che avrebbe calzato a pennello scena e situazioni (Woody appunto), doppiato oltretutto maldestramente, e poi nel contare le pochissime battute all'altezza (alla fine l'unico siparietto geniale resta il dialogo al bar tra il gay ed il padre della ragazzetta, scemina protagonista femminile, - fastidiosamente scema! -), e nella storia che vira troppo semplicisticamente verso il poco alleniano "vissero tutti felici". Insomma, se voglio fumare e non prendo le sigarette ma solo l'accendino, non basta che funzioni...
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