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Basta che funzioni

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Basta che funzioni

di mm40
6 stelle

Basta che funzioni è il ritorno al cinema comico di Allen, non una commediucola sentimentale e non una tragedia sotto forma di farsa, come negli ultimi tempi ci aveva abituati: la successione mozzafiato di battute fulminanti ricorda molto da vicino certi scambi di Amore e guerra (il suo capolavoro, da questo punto di vista) o la verve dei primi lavori, quelli dichiaratamente e programmaticamente ‘comici’. Del resto il soggetto era stato scritto in quel periodo, stando a quanto dichiarato. E questa è solo una delle buone notizie che provengono dal film; c’è molto altro sul piatto ed è bene o male ciò che ci si poteva attendere dal nevrotico talento di un autore che ha fatto di (auto)ironia, sesso e misantropia tre vere e proprie bandiere. Le componenti, tutte sapientemente dosate in un calderone che trasuda angoscia (e morte, non poca), ben si amalgamano con l’additivo segreto che l’ultimo Allen sempre più spesso trascina in scena, con reale prepotenza: il destino. Sembra in apparenza una commedia americana sentimentale, è in realtà una sorta di testamento artistico del regista: se tecnicamente c’è tutto il suo cinema (sequenze lunghe e carrellate, nessuna concessione ai primi piani, musiche jazz con qualche accenno di classica, la sua Manhattan malinconica come prediletto scenario, citazioni ed omaggi qua e là), nei dialoghi riesce a dare completo sfoggio delle proprie immani potenzialità e di una cultura enciclopedica che pare posseduta solamente per essere raggirata e messa in ridicolo. Ma a ben guardare in fase di sceneggiatura qualche pecca c’è: una su tutte, il grossolano pasticcio finale, con un paio di escamotage furbi, ma dosati male, gettati in scena quasi a tradimento e senza troppe spiegazioni, sbrigativamente: l’arrivo del padre e della medium. Che risolvono l’intreccio magistralmente, perchè l’happy end (e questo happy end in particolare) è l’unico finale possibile, ma che lasciano un po’ di amaro in bocca per la stilizzata costruzione dei personaggi e delle loro psicologie, caso rarissimo in Allen. In tutto ciò, Basta che funzioni tradisce pure sè stesso, ovvero il motto che il protagonista cita ad inizio pellicola con un significato (trovare un proprio equilibrio) che verrà sovvertito pian piano nel corso del film, fino ad averne tutt’un altro all’approdo finale all’insegna del facile edonismo e di un ben più modesto sapersi accontentare. Questa schizofrenia della storia è una rara macchia nelle costruzioni di Allen, solitamente dotate di una superba, insuperabile logica. Bravissimo David, meno la Wood (che fa rimpiangere la Johansson). E ora un po’ di simbolismo analitico, pour parler: Boris è il destino – nel senso del caos –, nel quale convivono sapere e malessere, amato da pochi e spesso burbero; Melodie la gioventù, incosciente e ignorante; la madre è la vita, desiderosa solamente di libertà, di conoscenza; il padre, manco a dirlo, è la religione, oppressiva e dogmatica. Boris attira, pur non volendo, Melodie; la ragazza ne è attratta (la gioventù gioca con il destino), impara da lui e poi si mette sulla propria ‘ordinata’ strada. La madre è sottomessa dal padre (la religione che ingabbia e codifica la vita), ma una volta affrancatasene è pronta a sperimentare senza freni nè regole o limiti; il padre, dal canto suo, si dispera per non essere in grado di incatenare la figlia (la gioventù refrattaria alla religione). Destino e vita, chiaramente, sono i due principali fautori delle vicende raccontate, ma fra loro non possono assolutamente frequentarsi, si detestano addirittura (la vita, potendo, sceglierebbe sempre per sè l’ordine, come cerca di fare la donna con la propria figlia). E infine, cos’è Manhattan? La morte, ove infatti tutti i personaggi convergono.

Sulla trama

Boris, misantropo fisico depresso sulla sessantina, vive alla giornata, solo e ipocondriaco. Una ragazza giovane, bella e stupida entra nella sua vita all'improvviso: non riuscirà più a farla uscire. La sposa, poi ne conosce la madre ed il padre, due bigotti provinciali destinati a scontrarsi con Boris ed il suo stralunato mondo.

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