Regia di Yojiro Takita vedi scheda film
Un buon film che avvicina al senso profondo delle cose, con quella delicatezza che forse solo il cinema giapponese sa dare nell'affrontare tematiche a volte dure come quella dell'accompagnamento (da cui nasce l'equivoco iniziale alla base del film) verso l'ultimo viaggio. Una delicatezza che traspare non solo nel modo, mai volgare o pesante, in cui ci si approccia al dolore umano ma anche nella capacità di ricostruire legami familiari che sembrano sfilacciati (e su questo il finale stende una malinconica patina di pietas filiare che,anche se magari ad alcuni potrà apparire un pò melensa, si inserisce a pieno titolo nella sceneggiatura e fa da degna conclusione alla storia). Soprende invece vedere, e qui probabilmente è una reticenza tutta culturale, l'inziale disprezzo verso una professione che nulla ha a che vedere con il villipendio o l'intrusione nel mistero della morte ma che anzi restituisce dignità anche a quei morti che hanno fatto di tutto nel corso della loro vita per rinunciarvi. Alla fine ne emerge un quadro di poetica riappacificazione, che aiuta anche a riflettere sul tema dell'ultimo viaggio senza scadere in banali scorciatoie a cui la sceneggiatura avrebbe comunque potuto prestarsi.
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