Regia di Yojiro Takita vedi scheda film
Con questo film si scalano rapidamente le vette del cinema, e si arriva al suo meglio. Un film che da subito ti appare meraviglioso. Per gli attori, per la storia, per le musiche, per l’atmosfera, per tutto. Dopo una mezz’ora, hai capito che ti sei beccato il filmone, quello che non è che capita sempre. E non dico il film bello, ben fatto, il classico bel film. E non dico neanche un grande film, quello che ha quel qualcosa in più degli altri. No, parliamo di capolavoro. Capolavoro minore, se si vuole, perché è ovvio che alcune cose, soprattutto nel finale, sanno di costruito. Ma in questo film, la forma assume valore, concretezza, scopo. La forma è la colonna portante del contenuto del film. A qualcuno apparirà troppo formale? Amen, problemi suoi. Il film è perfetto così. In breve la storia: il protagonista, con la moglie, lascia la sua vita inutile e torna nel paese di origine. Per un clamoroso equivoco, crede di avere trovato un lavoro in un'agenzia di viaggi, mentre i viaggi di cui parla il titolo sono “l’ultimo viaggio”. Tutto qua? Più o meno sì.
Inutile che la meniamo tanto: gli attori non li conosco, forse la moglie l’ho già vista altrove, ma forse anche gli altri…Fatto sta che tutti sono di una bravura sconcertante, magari sono famosi in patria; fossero occidentali, sarebbero dei divi. Bravi e ancora bravi, e bella la sceneggiatura che portano in scena. Le musiche sono spiazzanti, da tanto belle che sono. E poi io non so, cavolo, sti orientali ti piazzano spesso bei film con attori non noti al grande pubblico occidentale, ma di una bravura esagerata; poi ti piazzano là la musica mostruosa, la storia meravigliosa, che cavolo, pare quasi che il vero cinema oramai sia con gli occhi a mandorla.
Insomma sto film è una bella mazzata, da tanto è bello. Ovviamente darò un bel 10. Due ore che volano, e che chiunque poteva registrarsi da RAI1, come ho fatto io, che sto attento. RAI 1 che l’ha trasmesso alle 2 di notte o giù di lì, senza un cazzo di pubblicità né altro, come se si vergognasse, tra la leccata a un culo di un politico e una tetta di qualche troione, a mandare in onda vera cultura, vera arte. Avranno sperato che nessuno si accorgesse, chissà, magari pronti a scusarsi se qualche potente di turno, di notte, voleva invece vedere qualche culo.
Il film ha ovviamente vinto l’Oscar per il migliore film (straniero, vabbè), battendo “filmetti” come Valzer con Bashir (gli diedi 9, è un film stupendo), e peraltro anni luce meglio del vincitore assoluto, che era The millionaire. Partecipò anche all’Udine Far East Film Festival, dove naturalmente vinse i premi assegnati dal pubblico.
Un sogno
Bravo
Bravissimo
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