Regia di Yojiro Takita vedi scheda film
Ingredienti: storia semi tragica ma dal dolore contenuto e dal sorriso amaro, personaggi positivi, ruoli chiari e definiti di facile identificazione e dallo sviluppo lineare dei profili, finalino ancora più rappacificatore (con cosa?), manca ancora qualcosa, ecco, il tocco esotico, diciamo orientale che non guasta, però niente a che fare con quegli orribili coreani o i soliti giapponesi deliranti. Con questa premessa, il regista giapponese Yojiro Takita, (al suo attivo una manciata di porno soft e poco altro) si è guadagnato il premio Oscar 2009 come miglior film straniero superando contendenti quali La classe, Valzer per Bashir, Revanche.....Departures è la storia di Daigo, violoncellista non troppo convinto di sè, alla ricerca di un lavoro qualsiasi causa scioglimento dell'orchestra in cui suonava.Troverà lavoro come vestitore di defunti, diventando miracolosamente da insostenibile e debole di stomaco apprendista ad artista delle convenzioni sociali che regolano la dipartita nell'altro mondo. Intreccia il suo percorso dall'altissimo grado di sensibilità e umanità con le sue vicissitudini quotidiane e passate, mente alla moglie per la vergogna del nuovo impiego, ma poi se la canta, si porta appresso la storia dell'abbandono del padre e la morte della madre malata. Senza la minima contraddizione o una qualche forma di crisi di identità relazionale, Daigo è il prototipo dello schiavo moderno, del libero mercato, senza coscienza, senza cultura. investito in pieno dal processo in corso di disumanizzazione. Incapace di ribellarsi, di pensare, di reagire, di criticare, passa da musicista d'elite a becchino, (basta che paghino bene, la morale del film) i personaggi di contorno sono tutti assolvibili, pronti a capire, rassegnati a tirare la carretta in silenzio. Non siamo però nel terreno di Kaurismaki, dove gli sfigati hanno una dignità morale che fa a pugni con il destino, e magari hanno la forza di sognare, qui c'è solo omologazione sociale. Immagini ben fatte e confezionate anche per il pubblico occidentale, che non vuole sprecare soldi per interrogarsi, e che vuole rincasare tranquillo, pubblico svogliato e passivo che ama farsi rivestire l'esistenza di conformismo e di buoni sentimenti natalizi. Colonna sonora affidata a Joe Hisaishi, complimenti, da Kitano a Takita, non c'è che dire un salto triplo all'indietro fino nell'aldilà a cui il film tende, ma la paga di sicuro è stata ragguardevole.
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