Regia di Yojiro Takita vedi scheda film
Finalmente un film giapponese (almeno tra quelli che arrivano da noi) dove non ci sono mafiosi crivellati di colpi, mostri orrendi che divorano le persone, o relazioni sadomaso. Infatti questo è un film decisamente tranquillo, senza scene forti, senza cattivo gusto, senza cinismo, e senza violenza. Devo dire che, visto l'argomento, mi aspettavo un po' di schifezze, ma ammetto che il regista se l'è cavata bene; ha parlato cioè di morti e beccamorti senza compiacersi di mostrarli in modo sgradevole. Mi ricordo a questo proposito una scena di “La prima volta di Jennifer” di Paul Newman: il tizio che prepara la salma di un bambino e gli pompa nelle vene sangue (di chi? di cosa?) per dargli colore. Ancora oggi mi fa schifo.
Comunque. E' un film che riflette sulla morte dal punto di vista dei giapponesi, cioè come una dipartita del defunto verso altri lidi, visto molto più come corpo che come anima. Riflette anche su argomenti non secondari della vita, come quello dei genitori che abbandonano la famiglia per correre dietro al fuoco fatuo di un'altra persona. Passata l'effimera passione, vivono il resto della vita tormentati da un inestinguibile rimorso, fino alla morte. Atmosfere piacevoli, personaggi interessanti, dialoghi buoni. Niente di eccezionale, ma un film umano e nobile. E oggi non è poco.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta