Regia di Michael Mann vedi scheda film
Prendere o lasciare, vivere o morire, presente o futuro. Temi cardine della poetica manniana; così come il tema del doppio, e della sfida tra due uomini (da Heat, a Collateral a questo Nemico Pubblico), tra il caos e l'ordine. E Dillinger e la sua nemesi, Melvin Purvis, si prestano perfettamente ad essere ripresi e reinterpretati dalla cinepresa di Michael Mann, regista dotato di un talento immenso, tecnicamente inarrivabile ed estremamente attento ai contenuti. Michael Mann si getta poi in una sfida piuttosto rischiosa, quella di raccontare oggi una figura complessa come quella di Dillinger, storicizzata, mitizzata, fortemente simbolica: da un lato la speranza di risalita durante la Grande Depressione, ma anche la grande sfiducia nei confronti delle istituzioni. Mann costruisce un film sperimentale ponendo Dillinger fuori dal sistema, un anarchico eroe solitario e romantico, simbolo della fine di un'era in cui criminalità e forze dell'ordine si affrontavano come in un far west, in campo aperto. In tal senso Nemico Pubblico è anche un film nostalgico, ma anche pessimista. Nostalgico verso un'era in cui gli ideali del singolo trascinavano il popolo, pessimista verso le istituzioni, ormai pronte ed efficaci nel sovrastare ed eliminare definitivamente i sogni e le utopie dei singoli. Col passare del tempo Dillinger viene infatti accerchiato, tutti i suoi uomini eliminati uno ad uno. Paradossale, dunque, che la morte di Dillinger abbia portato in realtà ad una ritrovata fiducia nel sistema da parte del popolo, ora "al sicuro" dalla criminalità, definendo in un certo senso la fine della Grande Depressione e dando il via ad un periodo in cui lo scontro tra ordine, politica e criminalità si giocava su fronti ben più nascosti, in un nuovo equilibrio con comuni obiettivi. Ma a Michael Mann non interessa mitizzare Dillinger; si confronta col mito, riconsegnandolo al cinema in una veste ora tutta digitale, pur non evitando alcuni stereotipi, e con una forza che nessun altro probabilmente potrebbe eguagliare nel cinema di genere. Un film dotato di una progressione da brividi, sembra partire lento, e si conclude in crescendo (tipico in Mann) in un finale in cui Dillinger/Depp al cinema vedendo Manhattan Melodrama dialoga col film in un serrato campo/controcampo; vi si riflette, e vi muore, riconoscendosi definitivamente e accettando il suo destino, trovando nel mito una nuova prigione da cui finalmente non dover evadere. Mann riconsegna l'uomo al mito, smaterializzandolo, rendendolo celluloide, accendendo e spegnendo i riflettori su un'era, su un eroe/nemico pubblico, ergendolo ad icona cinematografica e non solo. Non gli resta che sussurrare in punto di morte il suo messaggio romantico da consegnare, chiudendo definitivamente la porta davanti ad un passato che resterà per sempre imprigionato nei suoi sogni. L'utilizzo del digitale è straordinario, magari ci si abitua lentamente; può sembrare strano infatti vedere un film in costume in questa nuova veste. Il risultato è straniante e dona all'opera un'atmosfera surreale, allucinata. Magnifica. Film di spazi, di uomini, di luci. Il contributo di Dante Spinotti alla fotografia è di quelli che non si dimenticano facilmente, di grande potenza espressiva, così come le scenografie e le musiche. Nemico Pubblico è un film che va oltre al genere, oltre al puro e semplice spettacolo. Ma in fondo Mann ribadisce solo il concetto già magnificamente espresso nel capolavoro Collateral e nel meno riuscito (a mio avviso) ma tutt'altro che da cestinare Miami Vice. Così come ribadisce le sue doti: direzione insuperabile nella gestione dei piani stretti, dei punti macchina, nella scelta di una camera a mano espressiva e non solo di effetto; una perfezione tecnica, formale ed estetica da far venire i brividi. Purtroppo da molti non è stato accolto bene, ma la prima visione lasciò dubbi anche a me. Ora, alla terza visione, credo proprio di non averne più, film splendido. 9
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