Regia di Michael Mann vedi scheda film
Se ci si aspetta di vedere un gran bel film d'azione, si rimane delusi. Questa è più che altro un’opera biografica che illustra i tratti più salienti della storia di John Dillinger, gangster americano vissuto durante il periodo della Grande Depressione.
Viene mostrata la sua discesa criminale e i suoi rapporti di vita con amici, amori e compagni d'avventura.
Accenni di fughe, inseguimenti adrenalinici, rapine in banca e sparatorie ci sono, ma non riempiono il piatto e tutto il resto consiste solo in una rilettura del “mito” cupa e asciutta, frettolosa in alcuni punti, che si trascina verso una drammaticità scontata, che di emozioni non ne regala molte.
Sebbene la narrazione abbia i suoi buoni momenti, l'impianto basico è lento e a tratti piatto.
La sceneggiatura è superficiale, non riesce ad approfondire come si conviene gli aspetti toccati dalla trama e ancor meno le psicologie dei personaggi che restano a malapena abbozzate; i dialoghi non sono granché incisivi; la messa in scena è meccanica e per nulla avvincente; la suspense è scarsa; il ritmo è discontinuo e la colonna sonora trascurabile.
Le vicissitudini di Dillinger e dei suoi “colleghi”, mentre fuggono e si nascondono, vengono ripercorse attraverso uno stile didascalico e tedioso. Nonostante i virtuosismi di una regia raffinata, di una fotografia scura ma bella ed elegante, di una ricostruzione accurata delle ambientazioni statunitensi di fine anni ‘20 e di un uso proprio e zelante dei costumi, di elementi veramente appassionanti non ce ne sono. Neppure il rapporto d'amore tra Dillinger e la guardarobiera Billie Frechette coinvolge più di tanto. Lei si innamora e lo segue a casa, concedendosi senza ripensamenti, dopo la seconda volta che si incontrano e in cui scambiano appena poche parole.
La pellicola pecca di freddezza, ha poca anima se non in quei pochi momenti finali in cui Dilinger cerca di aiutare uno dei suoi amici dopo che è stato ferito e in cui Billie viene a sapere le ultime parole del suo amato: "addio uccellino".
Il cast di buoni nomi non si fonde del tutto nonostante uno scenario suggestivo ma fortemente malinconico.
Johnny Depp è un po' troppo bello e fighetto per il ruolo di John Dilinger. Non riesce a riprodurre in modo convincente o con la giusta intensità la sua durezza e cinismo. Tuttavia, è un piacere non vederlo gigioneggiare, una volta tanto, in un ruolo bizzarro e sotto chili di trucco.
Christian Bale è perfettamente algido e ossessionato nella sua caccia criminale (ricorda Javert de "I miserabili"), mentre Marion Cotillard è bravina e deliziosa nel ruolo dell'amante devota del mafioso. Discreto Giovanni Ribisi nella parte di Alvin Karpis, fedele amico di Dilinger.
Un film in definitiva non riuscito, strutturato male e asettico.
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