Regia di Michael Mann vedi scheda film
In un anno in cui il medesimo titolo (in Italia) è stato assegnato al dittico con Vincent Cassel nel ruolo del bandito transalpino, ritorna sugli schermi John Dillinger, uno dei gangsters più celeberrimi degli Anni Ruggenti;dietro la macchina da presa c'è Michael Mann, davanti un nutrito cast di facce interessanti, con protagonisti Johnny Depp e Christian Bale impegnati in una sfida, o meglio un crudele gioco delle parti che vede la star preferita di Tim Burton nel ruolo del bandito e il Batman di Nolan nei panni di Melvin Purvis, l'uomo dell'FBI che lo prese in castagna e uccise. Già portato al cinema varie volte, di cui resta impressa quella di John Milius, con un ottimo Warren Oates, il "Nemico Pubblico" qui diviene un'incarnazione romantica, un "ultimo fuorilegge" incapace di pensare in prospettiva come i malavitosi moderni, appassionato del rischio al punto di concedersi, in prefinale, di farsi un giro negli uffici del Bureau in barba ai suoi cacciatori, contrapposto agli spietati sgherri dello Stato, che a pieni poteri esercitano una violenza inaudita e senza alcun freno:la fotografia di Dante Spinotti,elegantissima, fa fluttuare un'epopea romanzatissima, vero, ma di un certo fascino. Più in risalto dell'altro divo in cartellone, Depp dipinge un John Dillinger più bello del vero, più idealista e vulnerabile, sgomento dinanzi alla propria inadeguatezza a sopravvivere a se stesso e oltre la propria leggenda:ed è vero, nessuno, oggi, è in grado di superare il cinema di Michael Mann a livello di potenzialità epica, di dare quel taglio così unico alle sequenze d'azione, così pregne di grande intuito registico e da ricordare. Chissà che film avrebbe fatto sulle Termopili con il suo irrealizzato "Gates of fire", altro che quella raffazzonata di "300":il cinema è fatto anche di occasioni perse o non compiute.
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